Via Cappellano, rimane il cappello

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Si è dimesso anche lui. Anzi, ha fatto finta di dimettersi, perché intanto rimarrà in carica sino a che non saranno nominati nuovi amministratori.

Tutto sommato aveva ragione la Saguto: gli incarichi che gli erano stati affidati e dai quali si è dimesso sono soltanto nove, molti dei quali ormai ridotti ai minimi termini, nel senso che non c’è più nulla da spremere. E gli altri? Cioè, gli incarichi dati ai suoi quotini, Scimeca, Dara, Turchio, Benanti, De Moach, Lopane, Rizzo, Virga, Santangelo, Sanfilippo, Glorioso, Benante, Ribolla, Miserendino, Collovà e tanti altri la cui rete stiamo tentando faticosamente di ricostruire? Gli altri  sono ancora tutti al loro posto. E i debiti che sono stati lasciati da questi amministratori nei confronti di fornitori, di lavoratori ai quali è stato negato lo stipendio e il TFR, di agenzie con le quali sono stati sottoscritti contratti, avanzate promesse e che aspettano da mesi i soldi e, pur essendo creditori corrono il rischio di essere dichiarati falliti?

Come si intuisce il gioco è grosso, il sistema è ancora intatto e una grande mole di lavoro attende i nuovi giudici delle misure di prevenzione, ai quali tutte le vittime stritolate da questo sistema di “manciugghia” si rivolgono fiduciosi, accompagnati dal proprio legale, che comunque va pagato. Difficile prevedere se tutti i “tappi”, tutte le ingiustizie, le illegalità, le soperchierie, i furti lasciati dagli amministratori e dalla “ciurma” dei loro collaboratori, saranno sistemati e se sarà fatta giustizia. Per avere un’idea, si pensi che per la gestione dell’hotel Ponte Cappellano Seminara si portava dietro 13 collaboratori, ingegnere, commercialista, maitre, direttore ecc. … 13 stipendi che dovevano uscire dai bilanci dell’albergo. E se proiettiamo tutto questo in un migliaio di aziende sotto confisca si ha una vaga idea di tutto quello che è successo in questi anni, senza che nessuno osasse ribellarsi, pena ulteriori minacce e accuse di collusione mafiosa.

Oggi ci penserà il Presidente, non il Commissario Montalbano.

Articolo di 

[team title=”Salvo Vitale” subtitle=”” url=”” image=”https://www.telejato.it/wp-content/uploads/2015/10/10336646_10203647121128091_477483128219692555_n-150×150.jpg”]Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.[/team]

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