Gli uomini di Letizia

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Ieri sera prima puntata e stasera la seconda della fiction su Letizia Battaglia dal titolo “Solo per passione”, con regia di Roberto Andò e con interpretazione di Isabella Ragonese. Par mia abitudine cerco sempre di distinguere tra fiction e realtà, considerando la fiction una rivisitazione, non esente da falsificazioni, della realtà. In questo caso, poichè Letizia stessa ha collaborato con il regista, non faccio alcun paragone, poiché l’immagine che essa vuole dare, attraverso l’attrice che la interpreta, dovrebbe essere abbastanza verisimile. Alcuni passaggi di una intensa vita sono assenti o appena sfiorati; non si parla della sua formazione culturale, difficilmente immaginabile nell’ambiente in cui visse la sua prima vita. Secondo uno stereotipo caro alle fiction RAI si parla invece degli amori e delle situazioni personali. Malgrado Letizia abbia da sempre rivendicato la sua identità femminile e femminista, ci sono quattro uomini che ne hanno segnato l’esistenza:

Il primo, Franco Stagnitta, la sposò nel 1951: lui aveva 22 anni e lei 16, e il matrimonio rappresentò, almeno in un primo momento, la voglia di allontanarsi dal padre, figura autoritaria e violenta. Da Franco ebbe tre figlie: Cinzia, Shobha e Patrizia, ma la voglia di avere Letizia “tutta per sé” e a casa, finì con il causarle una forte depressione, curata con la psicanalisi, sino alla separazione, a 38 anni, momento in cui inizia la sua seconda vita di giornalista e fotografa. Presente un altro uomo, anzi un ragazzo poco più che ventenne, Santi Caleca, appassionato di fotografia: con lui si sposta a Milano e inizia a lavorare per alcune importanti testate, sino al ritorno a Palermo, al giornale L’ORA, dove aveva cominciato e dove ha la possibilità di essere presente con la sua macchina fotografica, nei posti in cui si consuma quell’infinita guerra di mafia che insanguinò Palermo.

Nel 1975 trova un nuovo compagno, anche lui molto giovane, ma autentico professionista della macchina fotografica, con il quale starà insieme 18 anni, condividendo momenti e situazioni in cui la realtà andava fissata in immagine e in documento. Sono gli anni delle sue numerose mostre, che fanno alzare lo sguardo sulla realtà sommersa di Palermo, sulla condizione dell’infanzia negata, dei malati di mente, dei sottoproletari senza lavoro e senza cibo. Sono gli anni dei riconoscimenti mondiali, tra cui  nel 1985, ex aequo con l’americana Donna Ferrato, il prestigioso Premio Eugene Smith, a New York,  e, nel 1999, il premio, il Mother Johnson Achievement for Life.

C’è un quarto uomo, Roberto Timperi, anche lui eccellente fotografo, con il quale Letizia, ormai avanti negli anni, credo nel 2017, sembra avere avuto un intenso rapporto artistico e professionale, oltre che sentimentale. In un’intervista a “La Repubblica” ha parlato di uno strano  rapporto di sapore platonico: “Ora innamorata no, ma voglio bene ad una persona che ha 48 anni che è omosessuale pure. È tutto un ti voglio bene e mi manchi, ma poi va a sc***e con altri”. Dichiarazioni che mettono in luce la vitalità di una donna il cui amore più grande è stato, senza dubbio, quello per la vita e per cui non esiste vecchiaia che tenga: “Sono noiosi i vecchi perché non hanno capito la bellezza dell’essere vecchi, è bellissimo, sai un sacco più di cose, una persona vecchia ha lo stesso desiderio di amore, di sesso, uguale”. 

Nella foto: Letizia e il regista Roberto Andò

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