25 agosto, pagina di diario

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Torna la nostra consueta rubrica pagina di diario, con i fatti del giorno

È tornato il sole. Ieri l’avevamo annunciato con la canzone dei Rokes “E la pioggia che va e ritorna il sereno”. Possiamo riprendere costumi e ombrelloni per goderci quest’ultimo scorcio d’estate. Le Camere sono andate in ferie già dall’inizio del mese e rientreranno il 10 settembre. Gli tocca, no?, ma il governo è rimasto indefesso a lavorare e si trova davanti due spinosi problemi che non riesce a risolvere, quello dell’Ilva di Taranto e quello dei migranti sulla nave Diciotti. Oddio, problemi ce ne sono ben altri, ma per ora i nostri due dioscuri, Di Maio e Salvini, si sono incartati là.

Con una sparata che è un insulto alla capacità di ragionamento dei comuni mortali, il ministro del lavoro Di Maio ha detto che la gara per l’acquisto dell’Ilva di Taranto da parte della Mittal, una grande ditta francobelga che si occupa di prodotti in acciaio, “è illegittima, ma non si può annullare”. Uno dice: ma mi stai prendendo per il culo? Se è illegittima non vale, è nulla: e invece è stato inventato “il nulla non annullabile”. Qualche giorno fa, a proposito dei vaccini, c’era stata un’altra felice trovata dell’altra ministra pentastellata, quella dell’”obbligo flessibile”. Ma come? Se è obbligo non può essere flessibile. E invece lo è. Pare che si stia aprendo un’epoca in cui bisognerà riscrivere i vocabolari sulla base del principio che ogni significato comporta il suo contrario e che gli opposti alla fine si congiungono, che si può dire “tutto e il contrario di tutto”. Un aggiornamento e una riformulazione del concetto di “sintesi” teorizzato duecento anni fa dal filosofo Hegel.

L’ex ministro Calenda, accusato di avere predisposto questo “accordo perfetto”, che poi non sarebbe perfetto, ha parlato di “Caos mentale” nella mente di Luigino, il quale ha chiesto un parere all’Avvocatura per sapere se la gara fosse legittima o illegittima, ma poiché l’avvocatura gli ha risposto che tutto era in regola, e che egli non era in grado di annullare la gara, Luigino ha nascosto questo parere e ha tirato fuori le sue trovate lasciando intravedere un possibile annullamento della gara per interesse pubblico. Secondo Calenda, nel Contratto di coalizione con la Lega e anche prima, Di Maio aveva promesso di chiudere l’Ilva e convertirla. Poi al ministero si è reso conto di cosa vorrebbe dire chiudere l’Ilva, mettere in mezzo alla strada 20 mila famiglie, e chiudere la più grande acciaieria d’Europa e ha tentato di nascondersi dicendo che “è colpa di Calenda se devo chiudere con Mittal. E sia, purché chiuda”.

In tutto questo Di Maio è l’ultimo arrivato e farà come hanno fatto in passato. Infatti il problema insolubile è quello della salvaguardia dei posti di lavoro, contrapposto al tasso d’inquinamento, di malattie, di mortalità, che l’Ilva causa. Diciamo che è una distilleria Bertolino in grande.  La riconversione, il riadeguamento o la delocalizzazione sono favole che si agitano in campagna elettorale, ma che sono economicamente impraticabili. Pertanto, secondo Calenda, Di Maio “proseguirà nella sceneggiata per poter dire alla fine che è obbligato a chiedere uno sforzo in più a Mittal, che lo farà”.

Sui migranti sequestrati Salvini tiene duro. No pasaran, non sbarcheranno. Tocca all’Europa prenderseli. Ma l’Europa non ne vuole sapere, Di Maio minaccia di non pagare le quote, il commissario europeo gli fa sapere che se non paghiamo scatteranno le multe e le sanzioni, tutti giocano a ping pong e i poveri disgraziati a bordo, visto che il mangiare non gli piace, hanno deciso di fare uno sciopero della fame, ma dopo avere assaggiato i 140 arancini omaggiati dai catanesi. In conclusione, visto che quest’anno gli sbarchi sono diminuiti del 90% i posti ci sarebbero, ma secondo il nostro ministronzo è una questione di principio, e pertanto possono crepare. Diverse donne hanno chiesto assistenza ginecologica e malgrado la Boldrini abbia chiesto a voce alta di farle scendere, niente da fare. Invece sulla nave salgono e scendono i politici, specie quelli dell’opposizione, ultimo tra questi Claudio Fava, mentre qualcuno fa i conti: in Italia il primo cittadino è il presidente della Repubblica, che dovrebbe comandare, essendo anche capo delle forze armate, il secondo è il presidente del Senato, che è favorevole allo sbarco, il terzo è il presidente della Camera Fico, anche lui favorevole, il quarto è il presidente del consiglio e poi vengono i ministronzi, invece, nel nostro caso abbiamo un ministro che decide per tutti mentre gli altri stanno a guardare. Qualcuno ha scritto in un commento su Internet che “non hanno le palle”. E la costituzione? Carta igienica.

Spostiamoci nella nostra repubblica libera: i sacchettisti, cioè i lanciatori di sacchetti di monnezza, hanno scoperto un nuovo sport e un nuovo sito: il sito è quello ai bordi della circonvallazione di Partinico e della strada per Alcamo, dove, non essendoci sorveglianza, è diventato di moda lanciare il sacchetto dall’auto in corsa ai bordi della strada o nelle campagne sottostanti. Chi lo fa arrivare più lontano vince un sacchetto pulito da riutilizzare. L’altro sito, come avevamo annunciato ieri, è la strada che va a Valguarnera, il sito storico una volta dei Fardazza, oggi diventato un posto dove con la motopala portano via i conci di tufo appartenenti alle storiche casette che, sino alla venuta dei garibaldini, ospitavano circa 200 persone e che erano un comune a tutti gli effetti. Della serie, “si futtinu puru i petri”. Chi passa può ancora vedere, sino a quando non lo distruggeranno, il muro dell’antico acquedotto che portava l’acqua di Rakali a Trappeto, dove si maceravano le cannamele, cioè le canne da zucchero. Ma allora è un sito storico? Sì, ma a Partinico quello che è di tutti appartiene a ogni singola persona che ne può fare quello che vuole. Funziona così. Alla faccia della storia.

Entriamo adesso nel Palazzo di città, dove si svolge l’ennesimo giornaliero conclave di maggioranza, alla ricerca dei nomi dei presidenti delle due commissioni restanti. Il sindaco è sorvegliato a vista da una specie di nostrano Rasputin che, più che un monaco sembra un portaordini, cioè un addetto al recapito di ordini e messaggi: definizione del vocabolario. Non si muove dalla sua stanza ed è pronto a soddisfare tutti gli ordini Gli altri discutono, si fanno passi avanti, poi passi indietro, in una difficile partita a scacchi in cui si stava arrivando a riempire la casella della prima commissione con il nome di un pollo lesso proveniente da Trapani, che era stato invece indicato come presidente della seconda commissione. Il passo indietro è stato fatto da Maurino proveniente invece da Baida e a questo punto si è arrivati allo stallo, e quindi si è deciso di ricominciare una nuova partita alla ricerca dei numeri mancanti per arrivare alla conclusione che sarà presidente chi avrà più numeri, non come negli scacchi, ma come nel gioco del lotto. Per il momento siamo all’ennesima fumata nera.

Qualche interrogativo ha invece destato una delle prime delibere di giunta emessa già il 2 agosto, ma di cui siamo venuti in possesso solo oggi. Coraggio, da allora, a un mese di distanza nulla è cambiato. La delibera riguarda il protocollo d’intesa, per un rapporto di collaborazione con il corpo di Polizia Municipale, sottoscritto con la Guardia Regionale Ambientale, distaccamento di Partinico, unica associazione a presentare un progetto di sorveglianza dei luoghi in cui i cittadini buttano la monnezza. Nella delibera è scritto che il rapporto durerà un anno, ma alla fine della delibera è segnato a penna che durerà sino al 31 dicembre 2018. Mistero. Le modalità della collaborazione saranno stabilite dal Responsabile della Guardia Regionale Ambientale con il capo dei vigili urbani. Nascono alcune domande: questa guardia ha uno statuto? È stato depositato presso la polizia municipale l’elenco dei mezzi e delle attrezzature che questa guardia userà per espletare il suo servizio? Con quali dispositivi di protezione individuale e di sicurezza lavoreranno queste guardie? Potranno emettere sanzioni, cioè fare multe? Consoliamoci, per il momento, nel notare che questo servizio sarà prestato a titolo gratuito, ma poiché nessuno fa niente per niente, si possono solo fare ipotesi su quello che c’è sotto, anzi chiedersi se c’è qualcosa sotto.

Per oggi ci siamo allargati troppo. Chiudiamo ricordando che la più grande cantante italiana, Mina, quarant’anni fa decise di mandare all’aria tutto, compresi i concerti programmati, e di non apparire più in pubblico. Mina era ingrassata, non era più la fantastica primadonna televisiva, e volle lasciare ai telespettatori il ricordo di sé nel pieno della sua bellezza e bravura. Da allora ha continuato a cantare, ma siccome in Italia conta più vedere che ascoltare, non ha avuto più lo stesso successo, a parte l’ultimo recente lavoro fatto insieme ad Adriano Celentano. E con la voce di Mina vi salutiamo dando una mesta occhiata a quel che resta di tutti i buoni propositi del mondo della politica, non solo quella locale, e, più in generale, delle regole che dovrebbero spingere gli uomini a mettersi insieme a fare sistema, come dice il sindaco, per costruire un mondo diverso. Parole, parole, parole.

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