Finito Cappellano restano i Cappellini

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L’apparato messo su dalla banda, oppure, dalla cricca, oppure ancora da quello che abbiamo definito “cerchio magico”, definizione poi fatta propria da tutti gli altri giornalisti che si sono occupati dell’argomento, o se si preferisce, dall’accoppiata Saguto-Cappellano, con tutto il seguito di quotini vari, di amministratori giudiziari, coadiutori, avvocaticchi, commercialisti, cancellieri ecc. è ancora in piedi.

È stata tolta la testa, ma è rimasto il corpo con tutti gli arti. E la testa, in fondo a tutto è rimasta sempre a tirare le fila. Esattamente come si fa con il calcio: l’allenatore del Napoli Maurizio Sarri è stato squalificato per una giornata, dopo lo spintone che Higuain ha dato all’arbitro, ma, anche se non siederà in panchina, è lui a decidere la formazione e a dire ai giocatori come dovranno muoversi domenica prossima. Al porto di Palermo, dove al posto di Cappellano è stato nominato amministratore giudiziario un milanese dallo strano nome, Franco Maurizio Lagro, attenti, con la G e non con la D, tutto è rimasto come prima, ovvero l’apparato messo su da Cappellano continua indisturbato il suo lavoro e le stelle stanno a guardare. Idem dicasi per la Cava Buttitta: Cappellano dimesso, qualche mese dopo ha incassato, non si sa a quale titolo, forse arretrati, forse buonuscita, la bella somma di 17.955 euro, sempre sotto le stelle…

Peggio ancora sta succedendo nelle aziende dei Virga di Marineo, dove il 25 febbraio scorso l’amministratore giudiziario Giuseppe Rizzo, uno di quelli più in quota, con una trentina di incarichi sulle spalle, è stato sospeso dall’incarico e sostituito col dott. Giuseppe Privitera, un catanese, “per grave irregolarità e incapacità”. Dopo quaranta giorni, tanti quanti la quaresima, Rizzo non si è più visto, ma continua ad esserci. Scomparsa anche la moglie di Rizzo, da lui stesso nominata, che faceva le veci del marito e si occupava di mandare avanti, si fa per dire, l’azienda. Si vede invece ogni tanto una certa dott.ssa Corleone, una grande donna manager, che non sa bene come muoversi.

Il passaggio di consegna dei beni sequestrati procede a rilento poiché Rizzo non ha ancora prodotto, o non vuole produrre, non avendo fatto molte cose in regola, la documentazione della sua gestione.

Il giudice delegato Ettorina Contino dell’Ufficio misure di prevenzione presieduto dal Giudice Montalbano, con atto del 29/03/2015 ha invitato Rizzo a restituire somme sottratte indebitamente senza autorizzazione del Tribunale, ad una delle 16 aziende attive sequestrate ai Virga. Tali somme sarebbero state utilizzate per il pagamento di  collaboratori di Rizzo che svolgevano attività presso altre aziende, in violazione dell’art. 42 comma 5 del D.Lgs 159/2011, a danno di una delle 16 ditte “attive” sequestrate ai Virga.

È legittimo chiedersi cosa succederà appena si avranno i pagamenti di tutte le altre aziende in sequestro e a quanto ammonteranno i soldi di cui l’amministratore si è appropriato indebitamente. Si stima che ci sia un danno economico di oltre 200 mila euro.

Conclusione: nonostante sia stato revocato, Rizzo riesce ad avere ancora il controllo delle aziende e a sistemare parte della documentazione irregolare, tramite i suoi collaboratori ancora presenti nelle aziende, poiché assunti una settimana prima della sua revoca.

Sarà stata una strategia tenerli ancora nella aziende? La domanda nasce spontanea, poiché di fronte ad un calo del fatturato del 70%, in questi 8 mesi di amministrazione giudiziaria con a capo Rizzo, era impensabile che si procedesse all’assunzione di nuovo personale non qualificato, dato che il vecchio personale era già in arretrato con i pagamenti degli stipendi. Quindi, anche qui, tolto Rizzo, che comunque c’è ancora, sono rimasti e rimangono i “rizzini”.

La posizione dell’ex amministratore giudiziario del patrimonio Virga si complica ulteriormente, perché dovrà rispondere anche di un reato ambientale che è stato contestato dall’ARPA Sicilia che, lo scorso 4.3.2016, ha riscontrato una gestione del calcestruzzo non conforme, ordinando il sequestro di un area, per non parlare di un ulteriore sequestro, dovuto al fatto che è stato scavato una specie di pozzo in cui sversare i resti e i liquidi di lavaggio dei mezzi, con il rischio di inquinamento delle falde acquifere. Non si comprende neppure come mai ad oggi, con tutti questi fatti e sanzioni e furti che stanno emergendo Rizzo sia ancora a piede libero, anzi ha ancora, a parte i Virga, diverse altre aziende in amministrazione giudiziaria … una per tutte, quella di Stefano Parra, imprenditore di Borgetto.

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