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Gran Sasso, inizia il processo, del Commissario si son perse le tracce

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Un’emergenza ormai ultradecennale che non finisce mai

Teramo, 13 settembre ore 9. È l’iniziato fissato per il processo sulla (mancata) sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso che rifornisce centinaia di migliaia di abruzzesi, soprattutto nelle Province di Teramo e Pescara e la città di L’Aquila. Processo nel quale sono imputati dirigenti dei Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso, dell’acquedotto del Ruzzo e della società Strada dei Parchi per non aver preso le dovute precauzioni finalizzate ad evitare la contaminazione delle acque. Ultimo capitolo in ordine di tempo di una emergenza che – nonostante un commissario già nominato per diversi anni – si trascina da inizi Anni Duemila. Emergenza per la quale critiche e attenzioni si sono concentrate sui Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso e le autostrade A24 e A25 gestite dalla società “Strada dei Parchi”.

In occasione dell’inizio del processo un sit in della “Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso” torna a ribadire quanto viene chiesto, per la sicurezza dell’acquifero e alla luce di quanto accaduto in questi anni già ricordato a giugno, l’allontanamento delle 2300 tonnellate di sostanze pericolose presenti nei Laboratori, l’approvazione della Carta delle aree di salvaguardia da parte della Regione e la messa in sicurezza dei tunnel. Carta per la quale la Regione Abruzzo doveva effettuare la perimetrazione delle aree già nel 2006 e che – sottolinearono già nel gennaio dell’anno scorso Stazione Ornitologica Abruzzese e Forum dei Movimenti per l’Acqua Pubblica Abruzzo – individua le zone in cui vietare l’installazione di centri di pericolo e quindi di potenziali fonti inquinanti, come cave, industrie insalubri, stoccaggi di sostanze pericolose e discariche, ma che obbliga anche a delocalizzare e mettere in sicurezza quelli già esistenti. Uno studio per la redazione della Carta, realizzato nel 2015 e 2016, resero note le due associazioni, censì 25 discariche con segnali di contaminazione (superamento Concentrazioni Soglia di Contaminazione), 5 discariche ancora da monitorare, altre 67 discariche, 3 siti contaminati di altro genere, 6 siti industriali attivi, 2 stabilimenti a rischio di incidente rilevante (tra cui i Laboratori del Gran Sasso). “L’Abruzzo, una regione ricca d’acqua, ha due esempi tra i più eclatanti in Europa dell’impatto concreto sulla vita dei cittadini di questa gestione dissennata dei territori che producono acqua“, dichiarò nell’occasione Augusto De Sanctis a nome dei due sodalizi “quello dell’acqua di Bussi inquinata da solventi cancerogeni distribuita a centinaia di migliaia di cittadini per 25 anni fino al 2007 e quello del Gran Sasso dove la falda si è abbassata di 600 metri e dove l’acquifero è a rischio per alcuni esperimenti dei Laboratori di Fisica e per la presenza dei tunnel autostradali”.

La messa in sicurezza dei tunnel e l’allontanamento delle sostanze sono proposte ribadite in ogni sede dagli ambientalisti alla luce di quanto accaduto con l’esperimento Sox, delle risultanze delle indagini da cui è scaturito l’odierno processo e la stessa necessità della Carta di salvaguardia. E sul versante penale la partita è tutt’altro che chiusa. Perché la Procura aquilana sta a sua volta portando avanti un filone di indagine autonomo. E nei giorni scorsi la Stazione Ornitologica Abruzzese ha scritto ad entrambe le procure e ai carabinieri del NOE evidenziando molte criticità ancora senza soluzione. Secondo l’esposto dell’associazione ci sarebbero nuovi possibili aspetti della vicenda su cui indagare sostenendo che tutti gli enti coinvolti conoscevano la situazione reale dal 2006.

Dopo il commissariamento Balducci, che secondo quanto documentato dagli ambientalisti non ha risolto definitivamente (gli attivisti lo accusano di “aver speso tantissimo e non aver realizzato nulla o quasi la situazione ), Regione e Ministero dei Trasporti nei mesi scorsi hanno nuovamente deciso di intraprendere questa strada. Come già riporto nell’articolo di giugno la nomina di questo nuovo commissario era annunciato per la fine del mese. Poi sembrò che dovesse slittare di poche settimane. Ad inizio agosto l’allora ministro Toninelli e il Presidente della Regione Marsilio avevano trovato l’intesa sul nome di Corrado Gisonni, professore ordinario di costruzioni idrauliche e vice direttore del dipartimento di Ingegneria della seconda Università di Napoli. Sembrava quindi ormai giunta alla fine anche quest’ennesima querelle. La crisi agostana di governo pare abbia bloccato tutto, nonostante mancava solo la firma del decreto di nomina. È arrivato un nuovo governo ed è cambiato il titolare di un dicastero a cui, secondo alcuni rumors di queste settimane, puntava come sottosegretario anche l’ex presidente della Regione D’Alfonso, considerato vicinissimo all’imprenditore Toto a cui fa capo anche Strada dei Parchi. Vedremo le prossime settimane quali novità porteranno sul versante della messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, che continua ad attendere ormai da troppi anni, e se verrà confermata ufficialmente la nomina del Commissario.

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Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, collaboratore di Wordnews.it e referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora con Pressenza, Giustizia.info, QcodeMagazine, Comune-Info e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e "rotta adriatica" del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di "marcare" la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.

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