L’uomo era stato tratto in arresto nell’ambito delle operazioni antimafia denominate “Perseo” e “Jafar” nel 2008 perché ritenuto responsabile di aver avuto molteplici contatti finalizzati alla trattazione di affari illeciti ed in particolare alla ristrutturazione dell’intera organizzazione Cosa Nostra, secondo il disegno operato da Benedetto Capizzi.
Gli venne anche contestato di aver gestito “lavori edili con esponenti di famiglie mafiose di altri mandamenti, tra i quali Massimo Mulè, Gaetano Lo Presti e Benedetto Capizzi.
La indagini svolte attraverso minuziosi accertamenti patrimoniali sui beni nella disponibilità di Bisconti, avevano già consentito di individuare e sequestrare “un ingente patrimonio illecitamente accumulato in diversi anni di malaffare, per un valore di circa 3 milioni di euro.
Il provvedimento più recente è scaturito da un’ulteriore attività investigativa che ha consentito di appurare che “alcuni beni, fittiziamente intestati ad altre persone, erano in realtà riconducibili a Filippo Bisconti”.
Il patrimonio oggi sottoposto a sequestro, del valore anch’esso di 3 milioni di euro circa, è costituito dall’intero capitale sociale con relativo complesso di beni aziendali della società “TAVA S.R.L.” con sede in Palermo, comprensivo della quota pari al 50% della società “SAVUKO S.C.A.R.L.” con sede in Palermo e di un’abitazione sita sempre a Palermo.
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