Partinico, fermi i compattatori, niente raccolta dei rifiuti

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Una volta sono gli operai a scioperare per il mancato pagamento delle spettanze, un’altra volta sono le discariche a chiudere perché i comuni non pagano quanto scaricato, un’altra volta ancora sono i mezzi di trasporto a fermarsi o perché sono guasti e non vengono riparati, o perché è scaduto il tempo dell’appalto e ci vuole un nuovo contratto di noleggio.

Tra queste tre variabili si avvita il diabolico sistema della raccolta dei rifiuti che nei cinque anni dell’amministrazione Crocetta la Regione non ha saputo risolvere: i problemi sono anzi aumentati, al punto che tutta la Sicilia rischia di diventare un’immensa discarica. In mezzo c’è l’altro difficile problema della raccolta differenziata che ci pone all’ultimo posto in Italia e che non riesce a trovare opportuni circuiti di raccolta e di  trasformazione. I comuni sono oberati di debiti, tra ATO e ARO, i cittadini sono esasperati perché pagano fior di quattrini senza avere un servizio dignitoso e i sacchetti di rifiuti spuntano come funghi in qualsiasi angolo libero individuato da chi vuole liberarsene.

Fermiamoci a Partinico: da oggi sono fermi i mezzi di raccolta, ieri la gara per affidare l’incarico per la fornitura a noleggio degli autocompattatori è andata deserta poiché ormai più nessuna delle ditte che in passato hanno lavorato sul territorio è disposta a caricarsi di altri debiti se prima non saranno pagati i crediti che esse vantano nei confronti dei comuni inadempienti. Il commissario sta pensando a un’altra gara, ma ci vorranno almeno dieci giorni per espletarla: nel frattempo, poiché bisognerà in qualche modo liberarsi dai rifiuti, sta pensando di affidare l’incarico di raccolta all’esercito, servendosi della legge 191, che gli consente di potere trovare opportune soluzioni, senza i consueti limiti, nelle situazioni d’emergenza. Nei prossimi giorni ne vedremo delle belle, perché se il prefetto autorizzerà l’invio di militari ci troveremo davanti a un’autentica guerra tra esercito e rifiuti, anche se siamo certi che i rifiuti vinceranno ancora.

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