Pagina di diario del 10 luglio

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Rettifica: il commissario straordinario nominato a Partinico non ha preso una settimana, ma dieci giorni di ferie. Assolutamente nessun commento sul fatto che le ferie gli spettano: tuttalpiù qualche dubbio sul fatto che la straordinarietà dovrebbe comportare modalità e opportunità di tempi, specie in un paese allo sbando come si ritrova in questi tempi Partinico.

Qualcuno gli ha già dato l’appellativo di “commissario-sceriffo”, vista la sua fissazione a volere tutti ben vestiti, compresi i componenti del consiglio comunale, i quali si sono tutti affrettati a dire signorsì, ma dovrebbero sapere benissimo che il Commissario non ha su di loro alcun potere, trattandosi di organi deliberativi diversi. Sul Consiglio dispone il Presidente, al quale, anzi alla quale il Commissario ha chiesto di essere il suo portavoce, come se in Comune non esistesse altra gente addetta o delegata a questa funzione. A proposito, oggi è giusto un anno da quando si è insediato il Consiglio Comunale. Qualcosa è stata fatta, soprattutto quella di mettere in crisi un sindaco che non è stato capace di scendere ad alcuna mediazione: sul resto, bilancio compreso, ancora tutto galleggia, anche perché, prima di andare in ferie il Commissario non ha neanche presentato il piano per il riequilibrio di bilancio, sul quale avrebbero potuto lavorare le commissioni. E comunque, l’augurio è quello di completare la consiliatura evitando le parole e le esibizioni oratorie ed avendo sempre presente che, anche su ruoli diversi di maggioranza e opposizione, si possono trovare punti d’intesa se si tiene presente che l’obiettivo finale è il mitico “bène del paese”. Ma attenzione, non c’è solo il commissario-sceriffo che dispone l’obbligatorietà della divisa ai vigili urbani, o dà loro l’ordine di fare multe a tutti coloro che parcheggiano abusivamente sulle aree a pagamento senza ticket, ammesso che i ticket si possano trovare facilmente. In realtà è un problema psicologico che coinvolge buona parte degli italiani, pronti tutti a promuoversi sceriffi nei confronti di coloro che si trovano a dipendere da chi riveste un incarico o una funzione. E così sceriffo può diventare un preside, un maestro, un capufficio, un vigile, un carabiniere, un impiegato, un segretario, un cassiere, un bidello, un operatore ecologico, un posteggiatore abusivo. Tutti sceriffi pronti ad usare e abusare del ruolo che spesso si auto attribuiscono, per far valere sugli altri, specie su coloro che non hanno gli strumenti per difendersi, il minimo della loro autorità conquistata. E attenzione: il più delle volte si tratta di piccoli sceriffi, che hanno subito il ruolo di subalterni, con relative umiliazioni e che vogliono fare scontare agli altri la subalternità che essi sono stati costretti a subire. Nessun riferimento, trattasi di elementare psicologia dei ruoli subalterni. Per esempio, ieri è capitato che uno di coloro che sono addetti al ritiro della spazzatura negli autocompattatori e nei gasoloni, con una bacchetta in mano faceva riportare sistematicamente indietro alla maggioranza delle persone che andavano a conferire, i rifiuti differenziati, affermando che quelli dentro le buste non erano tali, specie se si intravedeva dentro di essi qualche pezzetto di carta o di plastica: il mio piccolissimo sacchetto comprendeva le bustine che contengono le cialde di caffè, le quali, secondo il nostro operatore erano metalli, e pertanto bisognava portarle indietro e riportarle giovedì prossimo, tra nove giorni, quando ci sarà la raccolta del vetro. Indubbiamente il ragazzo merita una segnalazione per la solerzia con cui sta svolgendo il suo ruolo di sceriffo, un po’ meno per la sua intolleranza. Senza dimenticare l’assunto di base, e cioè che siamo noi a pagare lo stipendio a questi nuovi sceriffi e che essi sono al nostro servizio.

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