Nota sulle misure di prevenzione

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Nota sulle misure di prevenzione

La misura di prevenzione non è usata come strumento per prevenire, bensì per punire ed affliggere chi ne viene sottoposto: togliere ad una persona tutto il patrimonio, finanche la casa familiare, significa privare lei e la sua famiglia di ogni mezzo di sostentamento; significa travolgere il suo passato (il patrimonio, solitamente, è un complesso di beni in cui si identificano intere generazioni) e distruggere il suo futuro. Per usare una citazione eloquente: “la prevenzione patrimoniale è la morte civica di una persona”.

A ciò si aggiunga che, nel momento in cui l’Amministrare giudiziario si presenta per prendere possesso del bene, senza che, nell’immediatezza con cui è disposto il sequestro, neppure i proposti ne conoscano le motivazioni, costoro vengono allontanati dalle proprie aziende e dalle proprie abitazioni, senza alcuna possibilità di trovare altra occupazione, poiché “marchiati” dal provvedimento. Non ci sono limiti temporali alle indagini di prevenzione, né è prevista la possibilità di una prescrizione del provvedimento. Anche nell’eventualità di un rigetto della proposta, l’azione può essere (ri)esercitata e il Tribunale può accogliere o rigettare il provvedimento in qualsiasi momento.

Si consideri che “la confisca è preceduta dal sequestro e che lo stesso giudice che ha disposto il sequestro, inaudita altera parte, deciderà se revocare il sequestro o disporre la confisca, in ciò rivalutando i medesimi elementi indiziari. Di conseguenza non potrà mai essere terzo ed imparziale poiché non potrebbe mai essere “incentivato” a restituire i beni all’avente diritto il quale, una volta rientrato in possesso dei propri averi, potrebbe esercitare l’azione di responsabilità nei confronti proprio di quel giudice e dell’Amministratore Giudiziario”. Quasi sempre, inoltre, il sequestro produce effetti devastanti irreversibili sulle cose oggetto della misura e sulla vita delle persone. Il giudice che, disponendo il sequestro, ha concorso a produrre danni incalcolabili

La perizia disposta dal Tribunale, diventa lo strumento stesso attraverso il quale il giudice ricerca elementi nuovi sui quali fondare la sua decisione. In altre parole, il Tribunale si spoglia della sua terzietà, ricercando esso stesso la prova!

Sarebbe bene anche che la politica si confrontasse con gli effetti prodotti dalle misure di prevenzione sulla vita delle persone, nel tessuto economico, rispetto al libero mercato. La minaccia sempre costante dell’applicazione di queste misure riduce, insieme alla presenza del crimine organizzato la già scarsa propensione ad investire in Sicilia e limita fortemente  l’attitudine degli imprenditori siciliani ad espandere la propria attività economia.

Pietro Cavallotti

1 Commento
  1. Aurelio Alfano dice

    Concordo e aggiungo una riflessione personale: pochi sanno che esistono delle “vittime di mafie” diverse da quelle che normalmente conosciamo. Lungi da me paragonarle a chi ha perso la vita o un figlio, ma esistono delle vittime più silenziose che hanno perso la loro identità, il lavoro, il frutto dei sacrifici di una vita; che hanno visto disgregarsi le famiglie e che hanno stravolto la loro esistenza nel rimpianto di ciò che poteva essere e ciò che invece è stato. Sono coloro che, immolati sull’altare della lotta alla mafia, ne sono rimasti coinvolti, schiacciati, devastati, seppur innocenti. Le sentenze di assoluzione arrivate dopo troppi anni, la restituzione delle macerie delle aziende stuprate dalle amministrazioni giudiziarie, le carriere professionali annientate, le esposizioni bancarie esplose, gli schiaccianti debiti nei confronti dell’Erario per imposte e tasse non pagate dagli amministratori giudiziari sono solo alcune delle conseguenze di un uso distorto di una peculiarità solo e tutta italiana: “le misure di prevenzione”. Un meccanismo per il quale lo Stato non ha più bisogno di formulare una accusa e meno che mai di provarla. Sei pericoloso socialmente e devi dimostrare il contrario, una prova diabolica su ciò che non sei. E non importa se hai denunciato i tuoi estorsori o hai subito atti di intimidazione violenta. Non basta poiché (è scritto in talune sentenza) denunciare non prova discontinuità. Forse solo il farsi ammazzare lo prova davvero e questo è stato a lungo l’orientamento del Tribunale Misure di Prevenzione di Palermo. E mentre sulle aziende che hai creato con talento, sacrificio, dedizione maniacale, impegno e rischio, banchettano i professionisti dell’antimafia (architetti, avvocati, ingegneri, esperti informatici, dottori commercialisti, revisori contabili e coadiutori a diverso titolo), tutti sotto l’egida dell’Amministratore Giudiziario (spesso anche amministratore delle aziende e non è la stessa cosa) e del controllo rigoroso del Presidente Saguto, le vittime “diverse” provano a vivere la loro vita, o quel che ne rimane, con una devastante difficoltà che soltanto chi l’ha vissuto può comprendere. Per definirla userò quella che era una espressione tipica di mia nonna: “u carbuni, sun tinci mascaria”, ossia “il carbone non tinge ma sporca”. Perché durante la celebrazione di questo rito interminabile (lo è stato fino a pochi mesi fa sotto la Presidenza Saguto) del “doppio binario sanzionatorio” (e poco importa se sei stato già penalmente assolto), durante questi “tempi” supplementari decisi da chi si è portato da casa il pallone ma anche l’arbitro, devi continuare a vivere. Senza conto corrente, senza iscrizione a quello che è stato il tuo albo professionale, senza la possibilità di esercitare il tuo mestiere. Perché la misura di prevenzione non ti tinge di condanna ma ti sporca nella stessa maniera. Alcuni effetti sono immediatamente visibili, altri restano latentemente pericolosi e devastanti per anni, anche se sei stato assolto. Te ne accorgi quando vai a rinnovare il passaporto o, che ci crediate o no, quando decidi di abbonarti al car sharing o quando provi a comprare una lavatrice a rate con la finanziaria a tasso zero. Mentre il disastro lasciato dagli amministratori giudiziari incombe sulla Tua testa: le cartelle esattoriali per le tasse non pagate, le esecuzioni per i debiti bancari insoluti, i fallimenti di quelle aziende sane che solo dopo un paio d’anni hanno avuto l’abilità di distruggere, le vertenze promosse da quei dipendenti che ti adoravano, e così via. Vittime diverse… ma pur sempre vittime!

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