Gli agenti della Polizia di Stato di Palermo hanno arrestato per ricettazione in concorso aggravata dal metodo mafioso, Maria Gallina, di 59 anni, e Maria Vitale, di 40 anni, rispettivamente moglie e figlia del boss di Cosa nostra, Leonardo Vitale, già in carcere per mafia.
Le indagini hanno accertato che mentre i capi della famiglia mafiosa dei «Fardazza» di Partinico, nel palermitano, erano ristretti in carcere, le donne del clan continuavano a reggere gli interessi della cosca.
Le due donne in passato erano già state accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso in concorso con numerose altre persone, tra cui i boss mafiosi appartenenti all’ala stragista dei «Corleonesi», Leonardo Vitale ed il fratello Vito. Secondo l’accusa avrebbero fatto parte di Cosa Nostra, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà, commettendo reati contro la vita, l’incolumità pubblica, contro il patrimonio, nonchè acquisendo il controllo di attività economiche ed appalti pubblici.
Maria Gallina, ritenuta il fulcro dell’organizzazione criminale, è stata più volte intercettata mentre dialogava con altri esponenti della famiglia per la gestione delle attività criminali, facendo conoscere le direttive impartite dal marito in carcere. La figlia Maria, invece, era stata già detenuta in carcere per sei anni e scarcerata nel 2010 con l’accusa di svolgere funzioni di coordinamento e direzione degli associati in libertà, con particolare riferimento alla gestione del settore delle estorsioni ed alla destinazione dei relativi proventi.
In particolare, Maria Vitale avrebbe avuto un ruolo di fondamentale importanza per quanto riguarda la gestione e la riscossione di denaro relativo ai lavori per la realizzazione del Politecnico di Partinico, insieme a Domenico Raccuglia, attualmente condannato all’ergastolo. Madre e figlia sono state condotte dalla Polizia presso la Casa circondariale Pagliarelli, a Palermo.
gds.it
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