In quell’ambulanza siamo morti tutti. Solo la bambina non se lo meritava.
Sul corpo di quella neonata morta ci sono tutti i favori a scapito della collettività che si chiedono; ci sono tutte le piccole e piccolissime furberie della sanità regionale.
Ci sono vari modi per raccontare una storia. Ci sono modi anche per non raccontarla una storia, e nonostante ciò darne i particolari più macabri.
Ho seguito con molto distacco la vicenda della piccola bambina siciliana, letteralmente sballottata per vari ospedali della sua terra, morta dopo solo tre ore di vita, per complicazioni post parto che, a quanto pare, sarebbero potute essere “non letali” se la sanità avesse funzionato, anche se non perfettamente, almeno un po meglio. Ecco ho seguito con distacco questa storia, e per questo non mi pare corretto dare nomi, cognomi, notizie di famiglie ed ufficiali sanitari coinvolti. Questa è una brutta storia. Una storia terribile come quella che qualche anno fa riguardò, allora il governo regionale siciliano era diverso, un giovane dell’agrigentino, anch’esso senza un ospedale pronto ad accoglierlo dopo un incidente, e quelli disponibili a troppi chilometri di distanza. Una brutta storia, vecchia.
Che la sanità in Sicilia sia un problema lo si sa dai tempi in cui si uccideva per gli appalti sulla costruzione degli ospedali; lo si sa a tutt’oggi; lo si sa per gli omicidi che riguardano gli avventurieri delle cliniche, per gli omicidi irrisolti; lo si sa per quell’enorme peso specifico che soggetti legati alla Sanità hanno sulla politica regionale. Per accaparrarsi la sanità siciliana si è ucciso, si è “mafioseggiato”, si è infangato.
Perché vi dico questo?
Forse presto le mie domande retoriche potrebbero stancare, ma spesso sono domande che mi sono fatto io, da solo, nel mio letto, con una luce fioca, ed un computer sulle gambe. Vi dico questo, in buona sostanza, perché credo che i siciliani in particolare, ma alla fine tutti gli italiani, soffrano di una strana patologia, la “memoria selettiva”, che si applica nel sociale, nella politica, nella vita e nelle cose importanti: in ognuno di questi ambiti ci sono ricordi che si usano, ed altri, vicendevolmente che si lasciano da parte. Credo, sostanzialmente, che i siciliani, bravi ad indignarsi, schifarsi, sopra il cadavere di una neonata, e le urla della madre, dimentichino tante cose. C’è chi fa politica, con vanto da 30’anni, anzi 35, per non fare offesa, a livello regionale e nazionale, e riesce ad indignarsi per ciò che succede nella sanità siciliana, come se i problemi siano databili al massimo all’ultimo biennio, e c’è invece chi fa politica solo da pochi anni e si sforza di fare lo sprovveduto. C’è chi fa politica da decenni, ed è stato alfiere di maggioranze che hanno smembrato ospedali, assistenza e sanità in genere. Ma il politico, quello che lo fa per vivere, è soggetto al cambiamento di opinioni, spesso in coincidenza del cambiamento del vento.
C’è però chi è peggio dei politici, e non sono gli imprenditori amici dei politici, quelli possono anche essere onesti, possono, non lo sono per forza, anzi raramente. Chi è peggio del politico è l’uomo medio.
L’uomo medio, proprio non ce la fa, o non vuole, capire quanto il medico della mutua che ti chiede il voto, perché è il medico della mutua, porti alla distruzione della sanità; l’uomo medio proprio non ce la fa a capire che quando si entra in una USL, ASL, ASP, fate un po voi, e vedete troppi soggetti dietro un bancone, sia dal lato utente che dall’altro, c’è qualcosa che non va, ed è questo il seme delle tragedie. L’uomo medio proprio non ce la fa a capire che la sanità non si aiuta con le telefonate per andare a votare il lunedì mattina perché così c’è speranza che lavori nella tua città, se sei infermiere o cose affini; e non vuole nemmeno concepire l’idea che un ras locale in grado di fare trasferimenti tra un ospedale e l’altro sia distruttivo di qualsivoglia sistema. Il siciliano medio vive in un sogno, dove si possono generare innumerevoli sciocchezze, si può fare propaganda sulla sanità, e poi magari tutto ciò resta senza effetti.
No, non funziona così. Posso capirlo io, deficiente, fermo nel mio letto, potete capirlo voi, perché dovremmo capirlo tutti. Sul corpo di quella neonata morta ci sono tutti i favori a scapito della collettività che si chiedono; ci sono tutte le piccole e piccolissime furberie della sanità regionale, ospedali buttati giù senza un reale progetto futuro, ed altri costruiti e mai inaugurati. Il suono malinconico di una tromba attraversa tutta la Sicilia, e si ferma davanti la casa di ognuno di noi, ognuno degli indignati davanti il fuoco, con le mani ancora sporche di benzina. In quell’ambulanza siamo morti tutti, ma solo una bambina ne ha fatto le spese, in un’attesa che ogni volta viene colmata dalla somma delle nostre superficialità, mancanze e favoritismi. Ora anche io non vi ho raccontato la storia della Piccola Nicole, delle sue tre ore di calvario, e della sua giovane Mamma Tania, delle sue urla e del suo sguardo perso. La storia però non ve l’ha raccontata nemmeno chi vi ha detto i particolari del viaggio, della corsa, della sofferenza, perché la vera storia di Nicole è una storia con tanti assassini, molti dei quali senza camice e lontano dall’ambulanza.
Ivano Asaro