Il programma ha già raccontato le storie di Michele Albanese, calabrese, giornalista de Il Quotidiano del Sud; Arnaldo Capezzuto, napoletano, blogger ilfattoquotidiano.it e Amalia De Simone, campana, giornalista di Corriere.it.
Il protagonista della quarta puntata sarà Pino Maniaci, direttore di una piccola televisione locale, Telejato, che rappresentano una insopportabile spina nel fianco per la mafia siciliana. Una storia che viene dalla lunga tradizione del giornalismo antimafia isolano, dai Siciliani di Pippo Fava a Radio Aut di Peppino Impastato.
Pino Maniaci, dal 1999 alla guida dell’emittente comunitaria con sede a Partinico nel cuore della Sicilia, a causa delle sue denunce ha subito decine di intimidazioni: gli uomini dei clan lo hanno minacciato e malmenato, gli hanno più volte incendiato l’automobile e il ripetitore della televisione, hanno impiccato platealmente i suoi cani. Azioni pressanti e costanti che non hanno tuttavia impedito al giornalista siciliano di continuare a fare il suo lavoro con coraggio. E di costruire un nuovo modo di fare informazione antimafia, un modello e un punto di riferimento per giornalisti di tutto il mondo che vogliono raccontare la Sicilia e gli affari e le attività della mafia, numerosi percorsi di formazione per i giovani di tutta Italia.
Attraverso gli occhi e le passioni di Pino Maniaci, “Cose nostre” racconterà i boss siciliani, da Totò Riina a Matteo Messina Denaro, l’azione della magistratura e le attività dei clan di Cosa nostra, il rapporto perverso tra mafia e politica, la battaglie territoriali di Telejato – da quella contro la distilleria di Partinico fino a quella per la demolizione delle stalle divenute il quartier generale del clan Vitale – fino alle denunce delle falle del sistema dell’antimafia siciliana (come nel cosiddetto caso Saguto).
Dalle 23.40 su Rai1
Il 6 febbraio, invece, toccherà a Giovanni Tizian, calabro-emiliano, giornalista dell’Espresso.
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