A Partinico c’era la mafia, ora non c’è più

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Perlustrazione a Partinico, dove c’era una volta la mafia. Adesso c’è l’erba, quella del vicino che è sempre più bella, quella che si dà ai cavalli, “campa cavallo che l’erba cresce” e quella che si coltiva in megapiantagioni per rifornire i mercati palermitani e non solo.

Quello che è successo in questi ultimi mesi merita attenzione, essenzialmente per le grandi quantità di sostanza stupefacente rinvenuta: facciamo un riepilogo dei sequestri più importanti:

  • Il 22 giugno Antonina Vitale, sorella minore dei Fardazza, viene beccata con 38 dosi di cocaina, in parte nascoste nell’astuccio di un occhiale: la “vittima” ha dichiarato di avere trovato l’astuccio per caso per strada;
  • Nell’agosto viene addirittura trovata, in un camion all’uscita dell’autostrada una tonnellata di hashish pronto per essere spacciato;
  • A settembre,  presso la casa di un anziano signore si scoprivano 100 piante;
  • ll 22 settembre si scopre un’altra piantagione per un ammontare di 166 chili di marijuana;
  • In ottobre, quando ormai le piante sono pronte per essere essiccate, in un’operazione di polizia si scoprono altre 356 piante nel terreno di un certo Leonardo Lo Greco, in contrada Principe;
  • Il 10 ottobre la scoperta più grossa, 3300 piante, per un peso di sei tonnellate, in un terreno gestito da quattro “agricoltori”, tra i quali un cugino dei Fardazza, in contrada Suvaro, un’area limitrofa al paese.

Non ci vuole molto a concludere, come abbiamo già detto, che Partinico continua a guadagnarsi il titolo di Medellin della Sicilia, e che è un punto centrale per la coltivazione e lo spaccio dell’erba. Ci sono altri tipi di pasticche per fare passare la tosse e associare al ballo lo sballo, ma occorrerebbe, per essere più precisi, essere frequentatori di questi ambienti.

C’è mafia in tutto questo? In passato si pensava che la mafia avesse lasciato nelle mani di malavitosi secondari e di manutengoli lo spaccio dell’erba, a causa del suo basso prezzo di mercato, ma se si considera la capillare diffusione di questo mercato illegale e il passaggio di prezzo dell’erba, dal coltivatore, allo spacciatore, al consumatore, che spesso diventa spacciatore egli stesso, per procurarsi la sostanza, la conclusione, la deduzione è che la mafia c’è dentro mai e piedi e che questo vasto sottobosco è il terreno in cui vengono poi reclutati coloro che sono impiegati per altre attività in gran parte estorsive.

Ma non si spara più, pertanto tutto è tranquillo, vuol dire che le cose vanno bene, a parte gli incidenti di percorso dovuti al silenzioso ed attivo lavoro di chi esercita l’attività investigativa.

Si può pensare che, visto che buona parte dei malandrini presenti sul mercato è finita al fresco, tutto si sia fermato e che si stiano rassettando gli equilibri, il che è in parte vero, ma in carcere, come si entra si esce, e quando si esce le vie sono due, o ricominciare come prima, perché certa gente sa fare solo quello, o cambiare vita, cosa difficile per chi c’è nato dentro o per chi cerca denaro facile senza faticare molto.

Sono usciti di galera, entrano ed escono, buona parte della vasta famiglia dei Fardazza, a cominciare dallo zio Michele, che ha rivolto la sua attenzione alle attività sportive, ai figli di Vito, cioè Giovanni, Leonardo e Michele, in giro, a parte Leonardo. Ma c’è anche il cugino beccato nella grande piantagione scoperta qualche giorno fa. Tutti bravi ragazzi.

Per non parlare dell’altra storica famiglia dei Nania, il cui capostipite Fifiddu è a casa, perché ammalato, assieme al fratello Antonino e al figlio Francesco, che invece è finito dentro nel contesto dell’operazione sui centri scommessa gestita da Bacchi.

Insomma abbiamo una bella generazione di rampolli che ci si augura non vogliano emulare o superare le grandi imprese dei padri. E poi, ospite dell’ospedale di Partinico, e quindi bene in ri-salto, c’è sempre il patriarca di Borgetto, u zzu Cola, che non disdegna di fare qualche colloquio con gli amici che vanno a trovarlo e ogni tanto di fare, con la mente, qualche Salto di controllo per vedere se tutto va bene.

Poi c’è una vasta generazione, ancora tutta da scoprire, che si occupa di piccoli spacci, di piccoli furti, di offerte di protezione.

A parte queste considerazioni generali l’analisi va fatta su dati reali: ci sono tre mega supermercati, che assorbono i tre quarti dell’attività commerciale soprattutto agroalimentare, a parte i numerosi piccoli esercizi, ci sono altri  grandi negozi che si occupano della vendita di tutto quanto occorre per le attività domestiche, dai detersivi ai cibi per cani, agli elettrodomestici, e tante altre attività che spaziano dal mondo dell’edilizia a quello dell’elettricità, per non parlare dei tanti bar, dove inevitabilmente si aggirano certe presenze. E poi c’è un mondo di professionisti, molti dei quali si presume che lavorino in nero e che incassino le parcelle delle loro attività pulite pulite, ci sono cantine, oleifici, officine, negozi ecc.

Insomma, il paese è attivo, non si può dire che non giri il denaro. E in tutto questo ci sono una serie impressionante di macchinoni, Suv, Mercedes, Audi, che lasciano spazio a una domanda: c’è mafia in tutto questo? Da dove viene tutto il flusso di denaro che consente così alti tenori di vita? Non siamo noi a dovere dare una risposta, ma la domanda inquietante è: possibile che tutti lavorano senza pagare più pizzo?

Per concludere: non c’è niente, abbiamo scherzato.

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