Torna alla ribalta la più grande discarica d’Europa, quella di Glina in Romania.

E’ una storia ingarbugliata su cui ci siamo soffermati qualche volta, considerato che, secondo le solite cifre sparate dai giornali, su precisi suggerimenti degli organi inquirenti, a partire da quelli romani, per arrivare a quelli di Palermo, in quella discarica sarebbero stati investiti da don Vito Ciancimino 100 milioni di euro, i quali poi sarebbero stati gestiti dal figlio Massimo Ciancimino e da altri personaggi come il tributarista Gianno Lapis, artefice dell’operazione, un certo Tronci e la moglie Sidoti, una società, la Ecorec, alcuni proprietari della discarica, come Dombrowsky e alcuni acquirenti italiani, come Pileri e Valenti. Già all’epoca del primo sequestro della parte “italiana” della discarica era stato nominato amministratore giudiziario  Ribolla e subito dopo Cappellano Seminara. Costui, attraverso una serie di intrighi, dopo essere entrato nel Consiglio di Amministrazione della discarica, cercò di comprarne una parte mandando un tizio anonimo lavavetri con centomila euro. Per questo losco comportamento Cappellano è sotto processo in Romania, ma, per evitare intrusioni, nel momento in cui spuntarono degli acquirenti italiani di una società, la Sirco, disposti a rilevarne una parte, Cappellano, servendosi della sua amica la Saguto, presidente dell’ufficio misure di prevenzione, fece spiccare nei loro confronti un mandato di cattura, con relativo arresto per “tentativo” di riciclaggio.

Al solito, è bastato il sospetto per sottoporre alcune persone prima agli arresti, per alcuni mesi e adesso in custodia cautelare sottoposti al divieto di espatrio e all’obbligo di dimora. Cappellano invece continua indisturbato il suo ruolo di Re-avvocato, permettendosi di dire al tribunale di Roma, dal quale è stato convocato nelle tre udienze sinora tenutesi, i “non ricordo” su cose e su atti sui quali in altre occasioni ha relazionato.

Continua a sedere tranquillamente nei Consigli di amministrazione delle aziende delle quali dice di essersi dimesso, continua a tessere trame con nomi, all’interno delle amministrazioni giudiziarie, che fanno o hanno fatto parte della sua parrocchia e continua a dire che tutto quello che ha fatto lo ha fatto per il bene dello stato. Anche il fatto di essere stato indagato dalla procura di Caltanissetta per gravissimi reati, per dirla come la direbbe lui. “un ci fa mancu l’attigghiu”. Le registrazioni della parte di questo inghippo sono disponibili su Radio Radicale, e chiunque si può rendere conto che questo imbroglio internazionale nasconde una serie di elementi e di passaggi che si legano alla squallida storia di quest’uomo, ritenuto a tutt’oggi uno dei più potenti di Palermo.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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