La notizia è di grande importanza, in quanto il sequestro del gruppo Ponte, una delle più importanti strutture alberghiere di Palermo, è stato un fiore all’occhiello della gestione “Saguto”. Il sequestro è stato fatto nel marzo 2014 perché si scoprì che Sbeglia, un costruttore palermitano accusato di essere legato alla mafia, era uno dei proprietari dell’hotel Garibaldi, poi affitato e gestito dai Ponte. Sempre per la proprietà della transitività la Saguto, ispirata da Cappellano Seminara, ha subito concluso che l’acquisto dell’hotel Garibaldi era stato un modo di dar denaro al mafioso Sbeglia, tanto più che l’albergo, secondo il giudice era in passivo. Amministratore dei tre alberghi del gruppo, e cioè l’Astoria Palace Hotel, il Gran Hotel Garibaldi e l’Hotel Vecchio Borgo veniva nominato Cappellano Seminara, malgrado il conflitto d’interessi dato dal fatto che egli era proprietario dell’hotel Brunaccini, dove poi, guarda caso, si è scoperto che lavorava il figlio della dottoressa Saguto, Elio, detto Crazy, cioè pazzo.
Cappellano si è insediato in una stanza di questo albergo, ha sostituito gran parte dei dipendenti, ha nominato come promotore degli eventi una persona di sua fiducia, ha portato avanti una gestione che ha causato all’albergo notevoli perdite e lo ha condotto in una situazione quasi fallimentare. Ha addirittura sequestrato due milioni di euro che si trovavano nella cassaforte dell’albergo e che erano in gran parte azioni e investimenti fatti da uno dei fratelli Ponte. In una conversazione di cui esiste la registrazione, pare si fosse interessato ad acquisire la proprietà dell’albergo appartenente alla sorella di Francesco Ponte.
Adesso, dopo che tutto il danno che si poteva fare è stato fatto, l’albergo, anzi la catena dei tre alberghi ritorna ai suoi legittimi proprietari che, naturalmente, non saranno mai risarciti dei danni economici ricevuti e di quelli all’immagine. Ma comunque, la scelta del giudice Montalbano è un buon auspicio per la soluzione di tanti altri casi che la gestione della Saguto ha portato avanti troppo frettolosamente e nei quali, in un modo o nell’altro, ritorna sempre il nome di Cappellano o di qualcuno dei suoi numerosi collaboratori.
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