Nell’ambito delle attività investigative e di ricerca del latitante più ricercato d’Italia Matteo Messina Denaro, il r.o.s ed il comando provinciale di Trapani hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal g.i.p. del tribunale di Palermo, nei confronti di 16 affiliati ai mandamenti di Castelvetrano e Brancaccio a Palermo.
Gli arrestati sono indagati per associazione di tipo mafioso, rapina pluriaggravata, estorsione, sequestro di persona, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione, porto illegale di armi ed altri reati aggravati dalle finalità mafiose.
L’operazione denominata “Eden 2” è la prosecuzione delle indagini e della prime maxi operazioni dei carabinieri condotte nel 2009, che hanno già portato all’arresto di 48 esponenti di riferimento del ricercato trapanese e al sequestro di beni per un valore complessivo di 88 milioni di euro (operazioni “campus belli”, “mandamento” “eden”).
Le indagini, dirette dal procuratore aggiunto la d.ssa Teresa Principato, e coordinate dai sostituti procuratori Carlo Marzella e maurizio agnello, hanno accertato le ulteriori attività illecite del mandamento mafioso di Castelvetrano, documentando il ruolo di vertice di Francesco Guttadauro, figlio di Filippo e Rosalia Messina Denaro, alla guida della famiglia di castelvetrano, fino al suo arresto avvenuto nel dicembre 2013.
Guttadauro è stato investito ufficialmente dal latitante Matteo Messina Denaro il guttadauro, attraverso dei “pizzini”, nel ruolo di riorganizzatore della struttura criminale minata dalle varie operazioni dei carabinieri. Il nipote del boss ha infatti creato nuove affiliazioni e avviato un pervasivo e rigido controllo del territorio attuato con metodi violenti e intimidatori, avvalendosi del cognato Girolamo Bellomo e di un agguerrito gruppo criminale, guttadauro ha dettato nuove modalita’ operative incentrate anche sulla consumazione di rapine ed estorsioni nei confronti di operatori economici locali, intimiditi con danneggiamenti, percosse e finanche sequestri di persona.
È stato accertato quindi il coinvolgimento delle famiglie mafiose di Castelvetrano e Brancaccio di Palermo nella rapina ai danni di un deposito della ditta di spedizioni di campobello di Mazara rientrante nel patrimonio aziendale della società a.g. trasporti, recentemente sottoposta a sequestro nell’ambito del procedimento di prevenzione nei confronti dell’imprenditore palermitano Cesare Lupo, prestanome dei fratelli Graviano, strettamente legati a Matteo Messina Denaro. La decisione di procedere alla rapina è stata determinata dall’esigenza di compensare il danno economico provocato dal sequestro giudiziario e dalla successiva confisca della società.
Bellomo ha inoltre provveduto ad aumentare con la sua ascesa gli introiti per la sua famiglia allo scopo di facilitare la latitanza dello zio latitante e di sostenere i familiari degli affiliati al clan che sono attualmente detenuti.
Appalti truccati e stretti legami con il mandamento di Brancaccio sono il biglietto da visita di Bellomo che ha potuto così mettere su anche un traffico di sostanze stupefacenti dall’Albania, avviando contatti diretti con esponenti dei cartelli colombiani per l’organizzazione di un’importazione di cocaina dal sudamerica.
Il Cerchio si stringe, di seguito i nomi e i volti dei sedici arrestati
SOGGETTI SOTTOPOSTI ALLA MISURA COERCITIVA DELLA CUSTODIA IN CARCERE
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golem 1 golem 2 eden1 eden2 ma della primula rossa nessuna traccia