Ed il tutto non solo per la conferma della correttezza del lavoro giornalistico di Rino – su cui noi non abbiamo esitato neanche per un istante –, ma anche per le parole del dispositivo della sentenza.
Rino era imputato per aver apostrofato il boss Mariano Agate come “un pezzo di merda”. L’accusa era quella di diffamazione a mezzo stampa e, sentire che l’assoluzione è stata disposta “in base all’Articolo 21”, emoziona e ci fa gioire.
Il commento di Rino Giacalone, a caldo, è un grido di speranza al quale ci associamo.
“Assolto in nome dell’Articolo 21. Oggi a noi giornalisti si chiede maggiore coraggio – commenta Rino – perché, con questa sentenza, si potranno fare i nomi ed i cognomi dei mafiosi, definendoli per ciò che sono: pezzi di merda”.
Accanto a Rino Giacalone, questa mattina, si sono radunati tanti ragazzi, tanti colleghi e lui stesso li ringrazia “di cuore per l’affetto che mi hanno fatto sentire”. “Avere accanto – sottolinea – Don Luigi Ciotti, Mario Giarrusso e tanti altri mi ha dato ancora maggiore consapevolezza”.
Rino non ha mai perso lucidità, neanche per un istante. Ha avuto fiducia nella Giustizia, convinto di aver fatto solo ed unicamente il proprio lavoro. E’ su questa linea che dobbiamo continuare, su questo solco tracciato.Da oggi in poi, come sottolinea Rino, noi giornalisti non avremo più scusanti: dobbiamo fare i nomi ed i cognomi dei mafiosi, nel pieno rispetto dello spirito dell’Articolo 21.
Ricordandoci che, come diceva Peppino Impastato, la “mafia è una montagna di merda” e, di conseguenza, i mafiosi sono “pezzi di merda”!
di Paolo Borrometi – articolo21.org
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