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Audito Pino Maniaci dalla Commissione regionale Antimafia

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La Commissione regionale antimafia presieduta da Nello Musumeci, già candidato alla presidenza della regione dal centrodestra, già presidente della provincia di Catania, già deputato di Forza Italia, area filofascista, ma che gode di una meritata stima di persona corretta, ha deciso di “audire” Pino Maniaci sulla questione dei beni confiscati alla mafia.

Il direttore di Telejato ha fatto una lunga disamina sulle inchieste sinora portate avanti, soprattutto per quel che riguarda l’operato dell’ufficio delle misure di prevenzione del tribunale di Palermo, la nomina degli amministratori giudiziari, ristretta a pochi nomi che con questo ufficio sembrano avere un rapporto privilegiato, l’incapacità di sapere amministrare dai nominati del tribunale, al punto che la quasi totalità delle imprese loro affidate è andata in fallimento, ma soprattutto le comunicazioni giudiziarie, gli avvisi di garanzia ricevuti da molti di questi amministratori che, per contro, continuano ad essere nominati e a portare avanti il loro nefasto lavoro. E’ venuta fuori una categoria che si nutre passivamente dei beni loro affidati, dai quali riesce a succhiare stipendi e compensi per operazioni che non è in grado di portare avanti. E’ stata anche evidenziata l’estensione nel tempo, spesso in decenni di queste nomine, la cui durata non dovrebbe superare i sei mesi, ma soprattutto la divaricazione tra quanto deciso e portato avanti dall’ufficio misure di prevenzione e quanto invece deliberato in sede giudiziaria: capita spesso, che persone titolari di aziende sequestrate siano assolte e che il tribunale disponga la restituzione dei beni, ma che, per contro, l’Ufficio misure di prevenzione confermi il sequestro, specie quando è evidente la possibilità che la restituzione del bene significhi restituzione del nulla, poiché i beni in precedenza affidati sono stati dilapidati da cattiva o fraudolenta gestione e quindi non resta più nulla da restituire. La Commissione ha ascoltato con interesse quanto denunciato da Maniaci e si è ripromessa di approfondire l’argomento e affidare la valutazione di una serie di incongruenze amministrative e giudiziarie alla Corte dei Conti.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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  • Vediamo se ho capito bene: Ci sono beni confiscati alla mafia; Questi beni vengono amministrati da nominati vicini all'antimafia; Solitamente, questi beni se aziende, vengono svuotati e portati al collasso; Giustamente gli amministratori percepiscono il "giusto" compenso; accertato l'esito nefasto, si affida -l’argomento e affidare la valutazione di una serie di incongruenze amministrative e giudiziarie alla Corte dei Conti.- Qualora si accertassero dolo, incompetenza, truffa, Che succede? Sono sicuro, che Pino Maniace, nella sua audizione, ha fornito parecchie chiarificazione di questo iter che porta solo , a chiudere aziende produttive, perdere posti di lavoro, fare arricchire chi dell'antimafia ha fatto un mestiere, e soprattutto, fare in modo che non cambi nulla. Vai Pino che siamo sulla strada giusta.

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