Si tratta, in gran parte di gronchi e muletti, ma è stato notato anche qualche gabbiano, che probabilmente avrà ingurgitato qualche pesce avvelenato. Non si sa che cosa possa avere causato la moria di pesci. Il gronco è un pesce che si annida tra gli scogli, uno di quelli che è facile pescare anche con una semplice fiocina, e che si nutre di quanto arriva da terra sul mare: la scogliera che va da San Cataldo alla Ciammarita ne è ricca. I muletti, che altri chiamano cefali, amano anche loro scogli e acque basse e non disdegnano di avventurarsi anche nelle acque dolci. Del fatto sono state avvisate le autorità portuali e l’assessore Randazzo del Comune di Trappeto: il quale, in una intervista televisiva, ha scambiato i gronchi per anguille.
È la prima volta che, malgrado i continui sversamenti inquinanti e carichi di micidiali sostanze velenose, sul fiume Nocella, si assiste a un fenomeno di queste proporzioni che, senza esagerazione, si può definire un disastro ambientale. Non sappiamo, al momento quali posizioni abbiano preso gli ambientalisti locali: siamo in una fase delicata che vede, con l’avvio della vendemmia, i soliti ammucchiamenti di vinaccia sul piazzale della distilleria Bertolino, la solita puzza che la Bertolino definisce profumo di mosto, mentre i titolari di cantine puliscono i loro silos usando sostanze spesso tossiche.
È stato richiesto un intervento dell’ARPA, per l’effettuazione di prelievi e analisi, onde accertare la causa dell’avvelenamento dello specchio d’acqua marina. Si spera che non ci sia il solito risultato in cui non si rileva niente, tutto e a posto e, di conseguenza si tratta di pesci che hanno scelto di suicidarsi. Non ci sono notizie da parte del comune di Terrasini, al cui territorio appartiene l’intera costa, sino al fiume Nocella. Eppure questo comune era presente quando, con un congruo finanziamento del GAL ha fatto ristrutturare, per la verità ricostruire interamente, la chiesetta di San Cataldo che, messa in quel posto, non serve a niente e a nessuno.
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