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Nicaragua, gli oppressi hanno perso il loro poeta

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È morto Ernesto Cardenal, poeta, militante, sacerdote e ministro in Nicaragua dopo la rivoluzione sandinista. Una scelta politica che gli costò 35 anni di sanzioni canoniche dal Vaticano.

«Quando muore un poeta al mondo c’è meno luce per vedere le cose» scrisse Alda Merini in una poesia per Pier Paolo Pasolini. La poesia allarga l’orizzonte, permette di vedere oltre e di illuminare quel che il pensiero dominante, la razionalità e l’aridità coprono. Pasolini, uno dei più grandi poeti della letteratura italiana, con i suoi versi denunciò la corruzione, l’ipocrisia e la barbarie del Potere e della società italiana.

I versi di Ernesto Cardenal, espressione di una lunghissima militanza appassionata e concreta, sono stati la voce del gemito degli oppressi, del sogno di un popolo che lottò contro la dittatura, la povertà e il dominio militare statunitense ottenendo importanti vittorie.

Precursore della teologia della liberazione, quel sogno di una Chiesa dei poveri e con i poveri nata negli anni dell’opzione preferenziale per loro e del Concilio Vaticano II, la militanza lunga una vita intera di Cardenal interroga le coscienze ed è stata la dimostrazione che è possibile una politica, una poetica, un impegno sociale che non segua il pensiero dominante e dei pre-potenti. Nel 1994 Alexander Langer chiese al G7 di silenziare gli altoparlanti e dare spazio e voce ai piccoli, ai Sud, a coloro che non scelgono di gridare o non hanno più fiato per farlo. Dino Frisullo scrisse che c’è un solo modo per riprendere il filo della lettura del mondo, mettersi dalla parte delle vittime e guardare con i loro occhi. E’ quello che le élites, le mafie del profitto, gli interessi dominanti non fanno, imponendo l’emarginazione, la condanna, la denigrazione di chi invece vi si lascia guidare come stella polare. Nel governo Ortega Ernesto Cardenal è stato ministro della cultura e dell’istruzione individuandovi una chiave fondamentale per l’emancipazione e la libertà delle persone e degli impoveriti, la stessa lezione in Brasile di Paulo Freire e in Italia di don Lorenzo Milani.

La vita di Ernesto Cardenal ci ricorda le radici della nostra attuale società e delle sue contraddizioni, di Stati sempre più armati e in guerra che fanno affari con i più spietati e sanguinari regimi mentre miliardi di persone a tutte le latitudini sono abbandonate alla miseria e alle malattie più diverse e di una Chiesa che ha condannato chi si schierava con il popolo e contro le dittature mentre benediceva e aveva cordiali rapporti con dittatori.

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Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, collaboratore di Wordnews.it e referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora con Pressenza, Giustizia.info, QcodeMagazine, Comune-Info e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e "rotta adriatica" del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di "marcare" la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.

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