Nella memoria storica di Montelepre c’è anche Francesco Rosi e il suo, nostro, film “Salvatore Giuliano”. Egli ha raccontato in modo cronachistico sette anni di vita, di dura vita, di perquisizioni, rastrellamenti, coprifuoco, di sospetti e di torture che si vivevano a Montelepre. Egli ha esplorato cinematograficamente , per la prima volta e nel modo più realistico possibile, tra le ombre di una vicenda che la politica, l’omertà e la paura avevano deformato e relegato, quasi, a questione banditesca. Con il film “Salvatore Giuliano” si apre la strada al primo grande mistero di Stato . Tutto viene messo nuovamente in moto: la strage di Portella delle ginestre, la morte di Giuliano, la morte di Pisciotta e i nomi e cognomi di alcuni personaggi di spicco.
Nel 1961 a Montelepre si guardava con interesse e preoccupazione la realizzazione del film di F.Rosi. Interesse per le opportunità che offriva a molti giovani e non, di guadagnare un po’ di soldi. La produzione del film pagava bene. Tantissimi monteleprini di questo erano entusiasti. La preoccupazione , invece, era manifestata principalmente dal Sindaco Giovanni Provenzano e dal Mons.Ferrara e il maresciallo dei carabinieri e alcuni politici del paese. Essi domandavano a F.Rosi, come Montelepre venisse raccontata. Metterà in luce le sofferenze di Montelepre? Saprà spiegare perché una storia che doveva durare sette mesi è durata invece sette anni? Metterà in risalto il sacrificio umano delle forze dell’ordine? A queste domande il F.Rosi con spirito napoletano da chiarimenti e rassicurazioni. Le riprese del film possono iniziare con spirito collaborativo .
Da lì in poi si aprono nuove questioni.
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