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Prorogate le indagini per il caso “Saguto”… Tra sei mesi un’altra proroga?

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Caso Saguto, indagini prorogate. Chiesti dai pm di Caltanissetta altri 6 mesi di tempo per fare chiarezza.

Alla Procura di Caltanissetta è cambiato il Procuratore capo, adesso è Amedeo Bertone, che si è insediato il 25 luglio, anche se già aveva lavorato a Caltanissetta come procuratore aggiunto, è cambiato anche il magistrato che si occupa del caso Saguto, che adesso è in mano al p.m. Cristina Lucchini. Certamente si tratta di una patata bollente e, per evitare di scottarsi il giudice ha deciso di chiedere una proroga delle indagini, sia per la Saguto, sia per tutta la sua corte, dal magistrato Fabio Licata, all’amministratore giudiziario Roberto Santangelo, al quale, già dall’insediamento a Palermo del dott. Montalbano, successore della Saguto, sono stati revocati diversi incarichi, sia per i due chiarissimi professori dell’Università Kore di Enna, il prof. Carmelo Provenzano, che avrebbe scritto la tesi al figlio della Saguto, adoperandosi poi per laurearlo assieme al preside dell’università Roberto Di Maria. E pensare che tutti i koristi si erano incazzati quando avevamo messo in discussione l’operato disinvolto di alcuni settori dell’Università dove si erano laureati. No problem: l’università, nel posto in cui è ci vuole. Bisogna però farla funzionare bene.

La seconda proroga è stata disposta “stante la necessità di attendere l’esito di indagini delegate”. Pare chiaro: dal mese di settembre dell’anno scorso ad oggi è passato un anno e ancora si indaga. Forse bisognerà chiamare in aiuto il commissario Montalbano, quello di Camilleri, per sbrogliare la matassa. L’impressione è quella che si sta adottando la strategia tipicamente siciliana del “calati iuncu ca passa la china”. Una volta andata via l’onda lunga, una volta che il caso è stato addormentato, si potranno poi espungere alcuni particolari per arrivare a qualche provvedimento che dia l’impressione che, in qualche modo giustizia è stata fatta.

È la stessa strategia che ha portato all’inchiesta su Pino Maniaci, strombazzata sei mesi dopo l’operazione Saguto, onde evitare che qualcuno potesse pensare a qualche vendetta personale. “Se quelli lì si spicciassero….” diceva la Saguto, lamentando il ritardo di provvedimenti nei confronti di Maniaci. E quelli lì si stanno spicciando adesso. Sono state chiuse molto presto, le indagini che riguardano Pino Maniaci: guarda un po’, qui si procede celermente, e in uno di questi giorni il GUP si dovrà pronunciare se mandarlo a processo o se incartare tutto. Intanto gli avvocati difensori di Maniaci Bartolo Parrino e Antonio Ingroia, stanno preparando una denuncia per abuso di potere nei confronti dei magistrati della Procura di Palermo che hanno condotto le indagini su Maniaci e ne hanno disposto l’allontanamento dalla sua sede, da inviare alla procura di Caltanissetta, competente d’ufficio. Tutto ciò dopo la denuncia fatta nei confronti dei carabinieri della caserma di Partinico, dove c’è un gran fermento, perché tra poco ci lasceranno il capitano De Chirico, promosso tenente e il tenente Alimonda, promosso capitano, ma è in partenza anche qualche altro loro collega. A Caltanissetta i due legali hanno chiesto i testi integrali delle registrazioni della Saguto con i suoi collaboratori e investigatori della DIA.

Non c’entra niente, ma la buttiamo così, sembra che le scarpe al sindaco di Borgetto cominciano a stargli strette, perché, si vocifera di un imminente foglio di via a causa di quei rapporti con esponenti locali di Cosa Nostra di cui abbiamo parlato e che denunciamo da quasi tre anni. Comunque, è un’altra storia.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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