La ditta, dopo aver ricevuto un contributo statale per la realizzazione e l’avvio di piccole attività imprenditoriali da parte di disoccupati o persone in cerca di prima occupazione, è immediatamente venuta meno alle clausole contrattuali e ha chiuso i battenti.
L’agevolazione statale si aggirava intorno ai 30 mila euro, importo interamente incassato dall’impresa che, solo dopo due anni dall’inizio dell’attività, ha deciso di chiudere senza alcun preavviso, nascondendo perciò all’Agenzia erogatrice, l’Invitalia, la perdita dei requisiti ed impedendo pertanto il recupero della somma elargita a titolo di agevolazione.
Le clausole contrattuali che non sono state rispettate, prevedevano costanti aggiornamenti sull’andamento produttivo dell’azienda e un periodo minimo di permanenza sul mercato di almeno 5 anni.
Il proprietario dell’impresa nonché artefice della truffa perpetrata ai danni dello Stato, avrebbe inoltre venduto in nero dei beni strumentali in modo da non lasciare alcuna traccia. I finanzieri hanno scoperto ogni piano messo in atto dal soggetto e lo hanno sottoposto ad una verifica fiscale, quindi denunciato all’Autorità Giudiziaria per truffa finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche.
È stato richiesto infine il sequestro per equivalente dei beni in suo possesso fino a concorrenza dell’importo truffato ai fini del rientro della somma da parte dello Stato.
Il contrasto degli illeciti in materia di spesa pubblica risulta oggi uno degli obiettivi cardine dell’azione della Guardia di Finanza, che in tale settore è chiamata a rafforzare il suo ruolo di organo ispettivo di riferimento per le Amministrazioni statali, le Regioni, le autonomie locali e la Corte dei Conti, in una prospettiva di contenimento e razionalizzazione delle uscite di bilancio, specialmente nell’attuale periodo di contenimento della spesa pubblica, per evitare che preziose risorse vadano disperse o diventino preda di truffatori ed associazioni criminali.
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