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Pistola e sigarette nella bara di Agostino Badalamenti

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Il 15 luglio 2017 i carabinieri, grazie alle dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Salvatore Bonomolo hanno riesumato il cadavere di Agostino Badalamenti, i cui resti sono conservati nel Cimitero di Santa Maria di Gesù a Palermo e hanno rinvenuto dentro la bara una pistola a tamburo di fabbricazione italiana e una borsa con altri oggetti di cui non è stato reso noto l’elenco. C’era dentro anche un pacchetto di sigarette.

Agostino Badalamenti non è parente del più famoso Gaetano di Cinisi: per anni è stato reggente del mandamento di Porta Nuova ed è morto nel giugno 2015. Badalamenti era stato arrestato per l’omicidio di Michele Lipari il 22 agosto 1979, ma era riuscito a far credere di essere impazzito e pertanto, avendo ottenuto la semi infermità mentale aveva evitato l’ergastolo, ma era stato condannato a scontare 18 anni presso il manicomio giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto. E siccome il lupo perde il pelo ma non il vizio, nel 1999 era diventato, su investitura di Bernardo Provenzano reggente del mandamento più importante della città. Arrestato dai carabinieri nel 2003 con l’accusa di associazione mafiosa ed estorsione, morì due anni dopo per malattia. L’arma è stata trasmessa al RIS di Messina per l’analisi balistica e per verificare se in passato sia stata utilizzata per commettere delitti.

Pistola e sigarette nella bara. Per alcuni versi il gesto sembra richiamare antichi rituali tipici del culto dei morti nell’antichità, dall’antico Egitto, dove nel sarcofago venivano sistemati vasi con cibarie affinchè il defunto potesse affrontare il viaggio verso l’eternità, ai Greci, che lasciavano, assieme ad altre suppellettili anche una moneta affinchè il defunto potesse pagare l’obolo a Caronte, che traghettava le anime nell’Ade. I tempi sono cambiati e Badalamenti non ha avuto più bisogno dell’obolo: basta la pistola, e casomai, se Caronte, o, per i cristiani San Pietro, vuol farsi o vuole condividere una fumatina c’è anche la sigaretta. Mancava comunque l’accendino.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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