Per quel che riguarda l’imputato Maniaci Giuseppe è stata anche l’ultima nella quale la sua persona è associata a quella dei nove mafiosi di Borgetto: da questo momento infatti la posizione di Maniaci è stata stralciata ed egli avrà diritto ad essere giudicato da un giudice monocratico per reati che nulla avevano a che fare rispetto a quelli contestati ai presunti mafiosi coinvolti nell’operazione. Quindi siamo davanti a un altro punto a favore della difesa di Maniaci, oggi brillantemente sostenuta dall’avvocato Bartolo Parrino, dopo quello con il quale il Presidente ha dato parere favorevole all’introduzione delle telecamere, rispetto alla richiesta, del tutto inusuale, avanzata dal P.M. Amelia Luise.
L’enormità dell’operazione con la quale si è associato Maniaci ai mafiosi da lui sputtanati attraverso la sua emittente è sembrata sin dall’inizio una forzatura, susseguente a un’altra disposizione abbastanza severa, quella della misura di prevenzione, ovvero del divieto di residenza nelle province di Palermo e Trapani cui Maniaci è stato sottoposto, sino al momento in cui il magistrato che si è occupato del caso ha revocato il provvedimento. Sono, a ben vedere una serie di piccoli passaggi che dimostrano da una parte la decisa volontà di alcune componenti, carabinieri e magistrati, di procedere contro Maniaci utilizzando tutti i canali disponibili con i quali lo si poteva criminalizzare già prima di essere processato, dall’altra la pazienza e la professionalità del collegio di difesa nel sapere ricondurre il processo nell’alveo di una naturale causa per reati estortivi che vanno dalle 50 euro alle 360, con un’imputazione indimostrabile, quella della minaccia di utilizzo dell’emittente come mezzo di diffamazione della vittima.
I prossimi passi chiariranno se si è trattato di una sapiente manovra costruita a tavolino o di una serie di passaggi casuali messi assieme senza il vaglio di un’opportuna causalità rispetto alla casualità che poteva caratterizzarli.
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