A Partinico, da sempre c’è stata invece una sottile, costante strategia tendente a cancellare i frammenti della memoria, ritenendoli cose inutili. Quando si è cercato di fare qualche recupero o qualche restauro, lo si è fatto non tanto per il ripristino del monumento, ma per mettere le mani sul finanziamento, in attesa poi di altri finanziamenti per restaurare ciò che era stato malamente restaurato. È il caso di Palazzo Ramo, legato alla memoria di un nobile spagnolo che ne aveva fatto il centro di un’azienda vinicola, poi vandalizzato, restaurato e adesso di nuovo a pezzi perché gli edifici, se non vengono aperti e curati inevitabilmente si perdono. A Palazzo Ramo sono stati rubati i fili degli impianti elettrici, distrutti i bagni e i pezzi sanitari, mentre l’umidità ha poi fatto il resto. Poteva essere usato per farci, come pensava di fare Giuseppe Casarrubbea, un archivio, poteva essere usato per realizzarvi un museo delle attività contadine e invece niente.
Si potrebbe continuare all’infinito su tutti gli spazi pubblici abbandonati, spesso diventati punti d’accumulo di sacchetti di spazzatura, con erbacce, cartacce e vuoti di bottiglie. Ma giusto è sembrato, ad alcuni guerrierini della notte, visto che queste fontane non servono a niente, infierire sulla fontana che si trova allo svincolo tra corso dei Mille e via Roma. Sono state asportate alcune lastre di marmo scuro e addirittura è stata fatto a pezzi una parte del basamento. Per fare ciò la banda ha dovuto servirsi di picconi, mazze e altro e fare un grande baccano, ma nessuno ha sentito niente, non sarebbe stata fatta alcuna denuncia, da parte del Comune, per quanto ne sappiamo, e non sarebbe stata aperta alcuna indagine. Tutto ciò a testimonianza e a conferma che il paese di notte è abbandonato, esposto alle follie di chi vuole distruggere tutto o di chi crede di potersi appropriare di ciò che appartiene al pubblico. Che tristezza! Viene da pensare a un modo antico di dire: “Partinicu paisi di scunfortu: o tira ventu o sona a campana a mortu”.
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