La morte di Angelo Maiorana era stata archiviata come decesso naturale, uno di quei casi cioè in cui un infarto fulminante stronca una vita all’improvviso.
Ma i genitori del ragazzo, a quella ricostruzione non avevano mai creduto, sostenendo che il figlio godesse di ottima salute e, attraverso un proprio legale chiese la riapertura dell’inchiesta.
A finire nel mirino del sostituto procuratore Claudia Ferrari, così come ha pubblicato il quotidiano La Repubblica, ci sarebbero il titolare e il legale rappresentante della ditta che stava eseguendo i lavori. L’ipotesi formulata dall’accusa, sarebbe omicidio colposo connesso alla violazione delle norme di sicurezza sul lavoro.
Il pm Ferrari decise di accettare la richiesta di riesumazione della salma dopo 4 mesi dalla morte e, una perizia di parte, mise nero su bianco che quel ragazzo sarebbe morto folgorato.
Sui polpastrelli delle sue dita vennero riscontrate delle bruciature, eppure, accanto al corpo di Angelo Maiorana trovato prima riverso per terra da un collega e poi, dai Carabinieri, davanti al cantiere di Via Castrenze Di Bella, non venne rinvenuto alcun strumento elettrico.
A tal proposito il Pubblico Ministero che si occupa del caso, diede disposizioni di ispezionare le attrezzature presenti nel cantiere – posto sotto sequestro – e studiare meglio la scena del luogo dell’incidente per capire se fosse stata modificata da qualcuno o meno.
Inoltre, avrebbe rivalutato la testimonianza di un collega di Angelo Maiorana, il quale raccontò che alle 7,25 di quella mattina in cui avvenne la tragedia, il giovane fosse arrivato con altri colleghi in via Castrenze di Bella, corso principale di Montelepre e che si fosse accasciato sul suolo mentre stava per aprire la porta del negozio: una testimonianza che spinse il medico legale a certificarne la morte per un infarto fulminante.
Grazie ai nuovi elementi emersi dalle indagini, la dinamica dell’incidente potrebbe chiarirsi prima del previsto.
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