E gli imbecilli dell’occidente, quelli nostrani, giornalisti, poliziotti, governanti, giocatori, negozianti, albergatori, si sono subito affrettati a vivere questa paranoia, ad entrarci interamente, a gonfiare l’incubo sino all’esasperazione, a lasciarsi stringere dalla psicosi dell’attentato, dal lupo cattivo che, in qualsiasi momento, può sbucare dal nulla e mettersi a sparare o farsi esplodere. È un pullulare di controlli, di ispezioni, di telefonate anonime, di pacchi di spazzatura lasciati in qualche angolo e scambiati per bombe, di visi sospetti, magari perché con la grinta truce e i tatuaggi su tutto il corpo. Quelli che sono i punti d’incontro, il pulsare dell’umanità che si guarda in faccia e scambia idee, sono oggi luoghi deserti.
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