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È morta Gigia Cannizzo

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Dal 1994 al 1999 ha amministrato il comune di Partinico

Gigia se n’è andata all’alba. Dall’alto dei suoi 92 anni e dall’alto della sua “Torre di Giambruno” ha portato con se la parte migliore del paese di Partinico. La sua doppia sindacatura, dal 1994 al 1999 è rimasta nella memoria dei partinicesi come quella di un momento felice in cui era possibile ribaltare il secolare andazzo delle cose e tracciare il solco di una nuova strada dove cultura e competenze fossero punti di riferimento. Quando nel 1994 venne proposta la sua candidatura a sindaco, nessuno ci credeva. Erano i tempi in cui ancora i ras della Democrazia Cristiana, seguaci o eredi dei vari Avellone, Chimenti, Governanti, Lombardo, molti dei quali transitati nella neonata Forza Italia, ancora avevano il controllo di consistenti fasce dell’elettorato del paese. Dalle stalle di Valguarnera i Fardazza, alleati dei Corleonesi di Riina e Provenzano, dettavano legge. Eppure quella piccola donna, con il suo prestigio di donna di cultura, di Provveditore agli studi a Trapani, con le sue passate attività nella FUCI partinicese degli anni ’60, riuscì a far piazza pulita delle vecchie facce e a rappresentare la voglia di riscatto e di cambiamento che nei comuni vicini era espressa da altri sindaci come Manlio Mele a Terrasini, Gaglio a Cinisi, Maria Maniscalco a San Giuseppe Jato, Pietro Puccio alla Provincia, Leoluca Orlando a Palermo e da tanti altri frettolosamente etichettati come espressione “dell’antimafia”, dopo la stagione delle stragi del ’92.

Gigia portò avanti con dignità e serietà l’attività amministrativa, al punto da provocare lamentele e congiure nella parte più retriva del paese, anche all’interno di quel partito, il PD, che avrebbe dovuto sostenerla e che invece fu il primo a firmare la mozione di sfiducia. Non si può non ricordare, della sua amministrazione, l’acquisto, da parte del Comune, della Cantina Borbonica, il Piano regolatore, che ha salvaguardato il poco rimasto del cosiddetto “centro storico” e la pubblicazione della “Storia della Sala di Partinico”, del Villabianca, curata dal prof Nunzio Cipolla.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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