È opportuno distinguere che l’inchiesta penale e i suoi eventuali risultati non possono sovrapporsi all’inchiesta amministrativa che invece si basa sulla relazione che il prefetto di Palermo De Miro ha inviato al Ministro e sulla decisione del ministro di sciogliere l’amministrazione comunale e inviare tre commissari prefettizzi che ne fanno le funzioni. In questo senso bisognerà pertanto aspettare il 9 maggio 2018, quando si terrà l’udienza fissata dal TAR, rispetto al ricorso avanzato dall’ex sindaco borgettano. E già, in quella data siamo a circa un mese dalle elezioni, anche se difficilmente i cittadini di Borgetto potranno parteciparvi, poiché le operazioni, diciamo di bonifica dei commissari dureranno finché dal comune non sarà estirpato qualsiasi collegamento tra politica, amministrazione e mafia.
Quindi tranquilli, non succederà niente, anche perché i magistrati che chiedono l’archiviazione dovrebbero meglio spiegare com’è possibile arrivare a una richiesta così scandalosa ignorando o non ritenendo penalmente rilevanti una serie di documentate accuse che invece per il prefetto e per il ministro sono talmente gravi da richiedere lo scioglimento. Alcune malelingue sostengono che la vittima sacrificale di tale richiesta di archiviazione sia stata Pino Maniaci, al quale è comunque “abbonato” uno dei tanti piccoli reati estortivi di cui è accusato. Cioè, tu sindaco tieni duro nelle accuse che fai a Maniaci, e da cui un accordo è comunque intercorso, almeno con le forze dell’ordine, nella registrazione del famoso video dei 366 euro, e noi facciamo finta di niente rispetto a te ai tuoi compagni di merenda. Attenzione, non ci sono né prove né testimonianze che possano avallare questo terribile sospetto e questa trattativa tra politica e magistratura, ma solo perplessità sul doppio trattamento che si sta usando nei confronti di alcuni amministratori locali da una parte ritenuti innocenti e dall’altra licenziati in tronco.
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