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10 ottobre, pagina di diario

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Il diario del giorno

Il 10 ottobre 1969 esce l’album di debutto della band King Crimson, dal titolo “In the Court of the Crimson King”. L’album fu un successo: il chitarrista dei Who, Pete Townshend, lo definì “un capolavoro assoluto” per la fusione di generi vari, dall’alternative Rock al grunge, al rock psichedelico di Jimi Hendrix, al folk, al jazz .

Continuano le tirate d’orecchie all’Italia per la spericolata manovra finanziaria. Oggi si c’è messo pure il Fondo Monetario Internazionale e tutti sono preoccupati, tranne Di Maio e Salvini, per l’aumento dello spread, che ha superato i 300 punti. Il “non torneremo indietro” detto dai due dioscuri, sembra molto simile al “Noi tireremo diritto” gridato da Mussolini. E allora avanti tutta e che dio ce la mandi buona. E visto che nemici interni non ce ne sono più, perché il PD è scomparso, a parte quei tre funzionari del ministero dell’economia, messi in quel posto da Renzi, che hanno dato una valutazione negativa sulla manovra, i nostri esperti di strategie della comunicazione si sono inventati un nuovo nemico esterno, ovvero il resto dell’Europa, in particolare Germania e Francia, e i vari Moscovici e Junker che complottano contro l’Italia, assieme ai mercati, per fare abbassare il valore dei titoli di stato e poi comprarli per due soldi. Insomma una grande confusione tra mercati e uomini politici, ma che gettata in pasto agli ignoranti funziona sempre, solleva l’odio contro un nemico inesistente e procura simpatie e voti, come scritto in tutti i manuali di tecniche populiste di cattura del consenso.

Planiamo su Partinico. È in atto il consiglio Comunale, alla fine ce l’hanno fatta. Da stamattina alle 9 i 24 esponenti del consiglio lavorano indefessamente per approvare i punti all’ordine del giorno, il più importante dei quali riguarda l’approvazione del dissesto. Proprio in apertura è stato chiesto, dal consigliere Rao di invertire la marcia, cioè l’ordine del giorno con la trattazione del punto riguardante proprio l’approvazione del dissesto, che era stato messo al terzo posto. Non staremo a ripetere le parole grosse che sono volate tra il consigliere Rao e la presidente del Consiglio, né riferiremo in dettaglio “il succhio” degli interventi, soprattutto di quelli dell’opposizione, che hanno rimproverato al sindaco di non avere fatto niente per salvare il comune dal dissesto, considerato che questo si ferma al 2016 e per il quale arriveranno i commissari ministeriali. Per il resto si tratta di debiti e disavanzi, che sono in mano ad altri commissari, ma che peseranno come macigni sulla gestione della macchina comunale. Alla fine il dissesto è stato approvato con 17 voti favorevoli, due astenuti (Puleo e Di Capo) e sei assenti, ovvero l’opposizione di Rao.

Inevitabilmente la discussione è caduta sui primi cento giorni del sindaco. I cento giorni più famosi sono stati quelli di Napoleone Bonaparte, che “cadde, risorse e giacque”, come dice Manzoni, ovvero che dall’isola d’Elba, dove era stato confinato, fuggì, sbarcò in Francia, tornò imperatore e si fece sconfiggere a Waterloo.

I cento giorni del sindaco De Luca sono meno gloriosi: niente è stato realizzato dei tre punti promessi, ovvero bilancio, rifiuti, riassetto della macchina comunale: il bilancio è diventato dissesto, la monnezza è sempre lì, anche se in continuo ricambio, con vergognosi cumuli indegni di un paese civile, mentre la macchina comunale, della quale oggi Rao ha denunciato l’inefficienza, è stata confermata sino a fine mese. A giustificazione del sindaco possiamo solo dire che nessuno di tutti i sindaci eletti in tutta Italia e dei presidenti del Consiglio è riuscito a mantenere, se non a parole, le promesse fatte per i primi cento giorni. Per adesso il sindaco non “giacque”, come Napoleone, ma ha chiesto un mese di aspettativa nella scuola in cui lavora, in attesa di ulteriori sviluppi: non ha preso il congedo totale che gli spetta come sindaco: chissà, solo per fare una cattiva battuta, forse si è riservato la possibilità di tornare al suo originario posto di lavoro.

Mentre parliamo il consiglio è in pieno svolgimento e quindi non possiamo aggiornarvi se non domani su perle e perline che escono di bocca a chi parla, ma chi fosse curioso di saperle tutte, potrà ascoltare la nostra registrazione dell’intero parlamentino partinicese. Au revoir.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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