Udite, udite, udite,

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a Partinico non c’è più erba. Non fraintendete.

Non parliamo dell’erba che cresce ai bordi delle strade, o di quella che di questi tempi fiorisce nelle campagne. Parliamo di un’erba a cinque punte, che a toccarla è ricca di resina e che poi concentra la sua capacità di dare sensazioni nel “giummo”, cioè la parte finale della pianta femmina. Un’erba speciale che ha il nome di una donna, Maria Giovanna, però spagnola, e quindi Marjuana , che scientificamente si chiama “cannabis indica” e il cui elemento chimico che procura lo sballo, si chiama THC.

In rapporto alla quantità di THC si individua la bontà dell’erba. Quella che cresce, o che cresceva a Partinico, forse a causa delle caratteristiche climatiche del posto, forse grazie alla fertilità di alcune zone e grazie alla possibilità di essere irrigata e prendere sole quand’è coltivata all’aperto, o di ricevere luce di lampade alogene, spesso rubata all’Enel, quando è coltivata all’interno, è stata ritenuta, nel tempo, una delle migliori in commercio, tant’è che anche a Palermo, quando si tratta di erba di Partinico, sono disposti a pagarla anche qualcosa in più. Ebbene, in quella che è stata definitaa la “Medellin d’Europa”, cioè a Partinico, dove costantemente le forze dell’ordine, grazie a soffiate o a individuazioni cromatiche dall’alto, con gli elicotteri, scoprivano quotidianamente piantagioni organizzate scientificamente, con impianto a goccia, allineamento delle piantine, per essere tratturate, concimate e irrigate con metodi scientifici, non c’è più erba, neanche a cercarla tra le varie contrade di Margi Soprano, Parrini, Timpanella, Mottola, Bellacera, Li Vacanti, Cicala, Bisazza, Carrozza, Garofalo, Principe, Abraciara ecc.    Ahimè, non se ne trova.

I ragazzi che erano stati abituati alla cannetta, se non quotidiana, almeno quella del sabato sera, devono contentarsi, si fa per dire, di quello che passa il convento, che non è l’erba del campo sportivo, anche quella è stata fumata tutta, bensì, udite udite, è la cocaina. Ne arriva a fiumi, spesso tagliata male, spesso mescolata a sostanze nocive, per aumentarne il peso, spesso addirittura svenduta a prezzi che si aggirano dai venti euro in sù. Esistono poi altre sostanze nuove da sballo, di origine chimica, alle quali, se si vuole raggiungere la condizione di rincoglionimento perfetto, basta aggiungere birra e alcool e così la movida raggiunge il suo apice, che è quello di svuotare le tasche dei ragazzotti locali, attorno a cui girano le ragazzine che vogliono “provare” e riempire quelle dei proprietari dei locali e degli spacciatori. In tutto ciò il paese è cambiato e continua a cambiare. Per strada, dopo una certa ora, non passa più nessuno, ma anche la piazza, che una volta era il luogo d’incontro dei cittadini, è deserta o è diventata regno di ubriaconi, spesso di origine straniera. Quello che è necessario, urgente e preoccupato è l’invito che facciamo ai genitori di tenere sotto controllo i propri figli, perché non diventi normalità quella che, invece è una stupida condizione con cui, in mancanza di politiche serie di controllo del territorio e di creazione di momenti alternativi d’incontro, si corre il rischio di trovare i propri figli nella condizione diffusa di emerite teste di “pazzo”.

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