Si stringe il “cerchio magico” dell’antimafia

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Fari puntati sulla presunta lotta alle mafie e sull’amministrazione dei beni confiscati.

Da un lato, il via al processo contro Silvana Saguto insieme ad altri 22 imputati per 79 capi di accusa a vario titolo, dalla corruzione, truffa e falso. In particolare, Silvana Saguto è accusata dalla procura di Caltanissetta per aver gestito in modo spregiudicato i patrimoni sottratti alla mafia.

Dall’altro lato, invece, il nuovo Codice Antimafia, in discussione generale da martedì 27 giugno a Palazzo Madama, spinto fortemente da Pietro Grasso dopo circa un anno e mezzo di attesa. Al centro del dibattito, il primo emendamento che estende le misure di prevenzione personali e patrimoniali di confisca e sequestro agli indiziati, oltre che di mafia, anche di atti persecutori e contro la PA. «Su questo punto ci sono resistenze enormi – ha dichiarato il sen. Giuseppe Lumia (PD) a il Sole 24 Ore – ma confidiamo di superarle». E il supporto potrebbe arrivare dal M5S dove si dicono pronti a votare favorevolmente il ddl a patto che «non si svuotino le norme che estendono la prevenzione ai corrotti», ha affermato il sen. Mario Michele Giarrusso.

In mezzo (ma nessuno lo dice o non ne vuole tenere conto: in particolare le Procure), ci sono le associazioni antiracket che si fanno Stato, supportate da esponenti con alte cariche.

Pietro Grasso, per esempio, in tempi non molto lontani, si è definito il “padre putativo di Addiopizzo”, indicando il comitato quale “effetto deterrente sulla mafia”. Lo diceva pochi mesi prima che scoppiasse lo scandalo di Silvana Saguto, l’ex Presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo oggi al banco degli imputati.

Una vicenda che ha portato all’attenzione pubblica le associazioni antiracket che, a detta di Silvana Saguto, suggerivano addirittura i nomi degli amministratori giudiziari ai quali assegnare i beni confiscati. Tra questi, anche Addiopizzo di cui è stato presidente fino all’ufficializzazione della sua candidatura a sindaco di Palermo Ugo Forello, oggi neo-consigliere comunale in quota M5S che nelle scorse settimane la stampa ha rivoltato come un calzino con i suoi affari societari e legami familiari che lo vedrebbero intrecciato alla sfera di Silvana Saguto. Il suo curriculum, a prescindere da Addiopizzo, dimostra un impegno costante nell’antiracket. Un vero professionista dell’antiracket: nel 2008 entra a far parte dell’ufficio legale Fai (Federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane il cui presidente onorario è Tano Grasso) e nel 2010 nel “Comitato di solidarietà vittime dell’estorsione e dell’usura”, un organismo prestigioso costituito presso il Ministero dell’Interno che ha il compito di esaminare e decidere sulle istanze per l’accesso ai benefici del Fondo di solidarietà. Nel 2013 lo troviamo alla guida dello Sportello solidarietà di Palermo, una struttura formata da una equipe di avvocati, psicologi e commercialisti per seguire e orientare cittadini e imprese che si trovano in difficoltà. Peccato che sul portale del Ministero dell’Interno non siano mai state pubblicate le nomine dei membri del Comitato di Solidarietà che appunto delibera le erogazioni del fondo per il sostegno alle vittime, e in quale misura siano state ripartite queste somme anche alle associazioni! Misteri.

Non è un mistero invece vedere fianco a fianco il sen. Giuseppe Lumia (PD) e il sen. Mario Michele Giarrusso (M5S) a sostegno del nuovo Codice Antimafia, come non stupisce l’unanime posizione sul primo emendamento che inasprisce le misure di confisca e di sequestro dei beni patrimoniali. Per prevenzione, è la giustificazione. E a prescindere l’art. 27 della Costituzione!

È risaputo che i rapporti dei due senatori vadano ben oltre i partiti d’appartenenza, e riguardano altri interessi: entrambi risultano tra i responsabili regionali della Associazione Antonino Caponnetto, insieme ad altri.

Già, proprio il sen. Lumia. Lo stesso senatore che, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, nel 2015, esprimeva in un post su facebook la sua solidarietà a Silvana Saguto, poco prima che questa venisse indagata.

Un messaggio che, oltre all’accanimento sulle confische verso soggetti non giudicati effettivamente colpevoli dei reati per i quali vengono inquisiti (e perciò innocenti, fino a prova contraria), lascia ipotizzare un’amicizia con la giudice.

“Misteri Buffi” – citando il titolo del libro dell’On. Antonio Venturino, vicepresidente ARS – sono invece i coinvolgimenti della segreteria del PD e del sen. Michele Giarrusso per supportare l’elezione di Pietro Grasso alla Presidenza del Senato. “La segreteria nazionale del Pd sollecitò un mio intervento.”, racconta l’On. Venturino. “Mi chiedevano di instaurare una possibile interlocuzione con il gruppo M5S. Giunse un’insolita telefonata del senatore Giarrusso. Mi invitava a raggiungerlo a Roma. Giunsi nella capitale il giorno prima dell’elezione del presidente del Senato.” E svela: “Continuava a confermarmi della necessità di aprire al Pd, dei segnali che anche lui aveva ricevuto. Chiedeva il mio contributo in Sicilia a favore di una linea di confronto.” A quell’incontro riservato, seguì il suo intervento in assemblea con il gruppo parlamentare del Senato – M5S: “La mia indicazione fu chiara, l’astensione del M5S avrebbe condotto all’elezione di Renato Schifani. Il mio suggerimento era quello di eleggere una personalità di rilievo come Piero Grasso. Si scatenò il putiferio.” L’On. Venturino venne accusato di essere estraneo allo spirito del Movimento e che non avrebbero mai accettato alcun compromesso. Ma sta di fatto che Pietro Grasso veniva eletto Presidente del Senato.

Prevedibile, a questo punto, potrebbe risultare il nome di Paolo Borrometi, il giornalista a cui il PdR Sergio Mattarella ha conferito il titolo di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana e che ormai da anni vive sotto scorta, tra i nomi del Gruppo Stampa e informazione di questa fondazione.

Un “Polo Progressista 2.0″ del Movimento per la Democrazia – La Rete di Leoluca Orlando che, oltre alle associazioni antimafia, oggi si realizzerebbe con il M5S, insomma. E certamente appare più evoluto nei mezzi (grazie al web e alla magistratura) e nelle finalità.

Un brutto bluff, o forse solo un grande business, presto dimostrato dal caso Saguto che potrebbe non rimanere isolato, aprendo nuovi scenari nel mondo dell’associazionismo legato all’antimafia, ai suoi fondatori e ai suoi padri putativi. Un mondo tutto da scoprire dalle Procure dell’isola.

Fonte: Debora Borgesel’urlo.info

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