Mazzette sulla Tares, la cupola dei funzionari comunali

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La polizia di stato ha eseguito un’ operazione anticorruzione all’ufficio tributi del comune di palermo. Smantellata una cupola composta da pubblici dipendenti corrotti.

In carcere sono finite quattro persone, ovvero il funzionario e altri tre impiegati dell’ufficio tributi del comune, mentre agli arresti domiciliari sono finite altre undici persone. Non sono mancati volti abbastanza noti nel capoluogo.

L’operazione denominata Fintares ha visto l’esecuzione di 15 misure cautelari emesse, a vario titolo dal GIP del Tribunale di Palermo, D.ssa Angela Gerardi, nei confronti di altrettanti soggetti, accusati, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, istigazione alla corruzione, truffa e falso materiale.

Le indagini, durate oltre un anno, sono cominciate dopo la segnalazione di un cittadino palermitano che, recatosi in Comune allo scopo di ottenere chiarimenti per una pratica per la quale era stato notificato un avviso di accertamento su una superficie imponibile ritenuta non corrispondente alla realtà, si era visto prospettare dal “solerte” funzionario una “via alternativa e definitiva”.

Da allora, microspie, intercettazioni ambientali e telefoniche, pedinamenti e riscontri dei poliziotti hanno registrato l’inesorabile e incessante attività corruttiva di quattro impiegati comunali, consistente nella fraudolenta alterazione della posizione contributiva di numerosi contribuenti.

La mente della banda era Pagano figura apicale dell’ufficio tributi comunale. La truffa si metteva in atto con modalità semplici, gli associati, e Pagano in particolare, “sceglievano” i destinatari delle loro illecite richieste, tra i contribuenti dalla situazione debitoria più pesante, in genere commercialisti, tributaristi, imprenditori e comunque proprietari di grossi immobili.

Tali categorie di professionisti, oltre che per il requisito del censo, erano considerate strumento di arricchimento, perché capaci di trasferire alla banda le necessità debitorie dei loro clienti e, quindi, potenziali, ulteriori guadagni.

Il funzionario corrotto, dopo aver ricevuto nel suo ufficio l’allarmato contribuente, giunto per chieder spiegazioni sulla cifra dovuta, passava a recitare il classico copione: dapprima prospettava il pesante quadro debitorio, quasi sempre legato all’insolvenza della TARSU per l’anno corrente e per i cinque precedenti (in tema di tributi locali la prescrizione è quinquennale), così da indebolire psicologicamente l’interlocutore; poi passava al piano d’azione vero e proprio, prospettando l’annullamento del cospicuo gravame, la riduzione della superficie imponibile per il futuro, talvolta anche la variazione d’uso, a fronte del pagamento di una tangente che, quasi sempre, risultava essere il 50% del totale del debito maturato dal contribuente.

I vantaggi, per chi avesse aderito al piano delittuoso, avrebbero riguardato quindi, passato, presente ed avrebbero prodotto benefici permanenti anche in prospettiva.

Se il contribuente, ad esempio, avesse dovuto versare al Comune di Palermo la cifra di 30.000,00 euro, il sodalizio criminoso avrebbe assicurato la “bonifica” del pregresso e la variazione della superficie imponibile per gli anni successivi, a fronte di un contributo di 15.000,00 euro.

La cifra dovuta, ulteriore servizio fornito al cliente, avrebbe potuto esser dilazionata comodamente in più rate, generalmente la metà a lavoro fatto ed il resto ulteriormente rateizzato ad ogni fine mese.

E’ chiaro che la predisposizione di un così articolato piano non poteva prescindere dalla collaborazione di altri impiegati infedeli che, ognuno secondo le specifiche competenze, consentissero di consegnare al contribuente corruttore il “prodotto finito”, inteso come la formale iscrizione al ruolo che assicurasse una nuova e vergine identità fiscale. In tale contesto, fondamentale si è rilevato l’operato di due tecnici ed un operatore di sportello.

I due tecnici, Borsellino e Tantillo, si occupavano di alterare materialmente i dati degli immobili dei contribuenti, quasi sempre superficie imponibile e destinazione d’uso, e lo facevano attraverso finte relazioni ratificate dal falso timbro di un geometra, per altro esistente, ma ignaro dell’illecita condotta ed estraneo ai fatti.

Per dar conto delle vaste proporzioni del fenomeno criminale, le indagini degli agenti hanno accertato come Tantillo e Borsellino operassero all’interno di un

immobile in via Pitrè, preso in affitto ed adibito ad ufficio ed archivio parallelo di pratiche di decine di contribuenti, aggiustate e manipolate.

Le attività tecniche della Polizia hanno accertato come ai due tecnici fosse demandato anche il compito dell’esazione della “bustarella”; in tal senso numerosi contatti (generalmente alla fine di ogni mese) sono stati registrati con i titolari di ditte, le cui pratiche Tarsu sono fatalmente risultate alterate.

Terminale della banda, ma solo perché ultima ad entrare in scena, la Ardizzone, operatore di sportello, cui spettava il decisivo compito di accedere agli archivi informatici e registrare con un “clic” le variazioni, in precedenza pensate, offerte e realizzate, sulla carta, dai complici.

Le registrazioni ambientali della Squadra Mobile hanno annotato vari passaggi di ogni singola attività corruttiva e diversi episodi di corruzione, il cui punto di partenza, era l’approccio del contribuente debitore all’interno degli uffici comunali.

Era in questa sede che l’attività “istituzionale” sembrava essere strumentale, da parte degli odierni indagati, unicamente al perseguimento dello scopo criminale che si sarebbe estrinsecato, con disinvoltura e sfrontatezza, di lì a breve, quando corrotti e corruttori avrebbero suggellato il patto scellerato.

Emblematici e sintomatici della spregiudicatezza dei sodali (assetati di denaro in spregio di ogni forma di legalità) alcuni passaggi delle intercettazioni, come quelli in cui l’Ardizzone e Tantillo, in pieno dicembre, ragionano sulla necessità di inserire a sistema il maggior numero possibile di pratiche, così da introitare illecitamente compensi che serviranno a trascorrere un buon Natale; o come quello in cui Pagano, ad un contribuente-avvocato, cui aveva prospettato di entrare a far parte dell’illecito sistema, riferisce, testualmente, che, in caso di assenso, avrebbe potuto tranquillamente smettere per un anno di esercitare la professione avvocatizia.

Con riferimento alla notizia dell’arresto e dell’indagine a carico di alcuni dipendenti comunali, Palazzo delle Aquile  ha precisato che gli stessi erano stati allontanati dal settore tributi già nel mese di aprile e le relative posizioni erano state segnalate alle Autorità inquirenti.

Il Sindaco, appreso dell’arresto avvenuto stamattina, ha confermato “piena collaborazione con la Magistratura” ed ha ricevuto conferma dal Segretario Generale, quale responsabile anticorruzione, dell’attivazione di tutti gli adempimenti disciplinari.

“E’ evidente – ha concluso il Sindaco – che contro questi dipendenti ed ogni altro cittadino che ha arrecato un danno all’Amministrazione il Comune si costituirà Parte Civile.”

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