L’azienda agricola Suvignano

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A poco a poco “si scopron le tombe”, ovvero vengono fuori notizie e particolari di quello che è stato il grande affare dei beni confiscati alla mafia, non solo in Sicilia, ma, al momento, anche in Toscana.

In una nota del capogruppo del Movimento cinque stelle della Regione Toscana Enrico Cantone, viene denunciato il fatto che, per 23 anni l’azienda Suvignano è gestita dallo stesso amministratore giudiziario, Cappellano Seminara e che al momento risulta ancora nelle sue mani, malgrado le vicende giudiziarie che lo coinvolgono, con accuse di peculato e truffa, e malgrado nel luglio scorso la Regione Toscana con la giunta Rossi abbia sottoscritto un protocollo col Ministero dell’Agricoltura e con i Comuni di Monteroni d’Arbia e Murlo, per la gestione del bene confiscato. Ci siamo occupati di questo caso già in un nostro servizio del 6 aprile 2015, che riproponiamo. Secondo le nostre ricerche Cappellano avrebbe avuto affidato il bene il 27.11.2009, nell’ambito dell’affidamento che gli venne fatto di tutti i beni sequestrati al mafioso Piazza, e quindi si tratterebbe solo di sette anni, ma, poiché il sequestro risale al 1983, reiterato nel 1994, prendiamo per buona l’affermazione di Enrico Cantone, che parla di 23 anni e consideriamo i ritardi della Regione Toscana, che ancora oggi non è riuscita a gestire in proprio un bene di enorme valore sito sul suo territorio e a “scipparlo” dalle mani del suo ormai storico “padrone”.

Si tratta di un immenso podere, circa 700 ettari, in Toscana sito in una posizione strategica da cui è possibile visitare gli scavi etruschi (5 Km), Montalcino (Km 15), Siena (20 Km), Pienza (Km 25), San Gimignano e Firenze. L’amministratore giudiziario Collovà, nel suo libro “Confische spa” racconta che, essendo andato in quel posto per una verifica, su incarico del tribunale di Palermo, assieme all’amministratore giudiziario nominato dall’Ufficio misure di prevenzione, Cappellano Seminara, a bordo di una jeep girarono per un’intera giornata senza riuscire a circoscrivere l’estensione della proprietà. Al momento del sequestro l’azienda agricola, sita a Monteroni d’Arbia-Vescovado nel senese, comprendeva 13 case coloniche, un fabbricato (l’ex magazzino), una vecchia fornace (ora adibita ad officina aziendale), una vecchia villa padronale di caccia del 1800, ridotta a vecchia e malandata fattoria, con annessa una chiesa, 780 ettari (200 coltivati a barbabietola e grano), 400 ovini, vecchi trattori gommati e cingolati e vecchi automezzi, molti dei quali fuori uso.

Era stata acquistata da uno dei più grandi costruttori palermitani, Vincenzo Piazza, ufficialmente nullatenente, ed era stata sequestrata nel 1983 da Giovanni Falcone, con sequestro reiterato nel 1994 e nel 1996 nel contesto di un sequestro di beni per 1 miliardo e 200 milioni, divenuto confisca definitiva nel 2007.

La Società Agricola Suvignano s.r.l. è la più grande azienda agricola confiscata in Toscana: è stata affidata a Cappellano Seminara, che ne è l’ amministratore unico dal 27.11.2009 Va dato merito a Cappellano di averla rimesso in sesto, col consenso del tribunale, grazie a una serie di finanziamenti bancari (600 mila euro) e contributi della Ue (250 mila), che hanno consentito investimenti su 570 ettari di terreno (grano duro, avena e orzo), l’impianto di un uliveto, il restauro e ristrutturazione dei fabbricati preesistenti, sino a ricavarne 14 posti letto in due unità abitative, l’acquisto di una chiesa di 400 metri quadrati con annessi 6 mila di terreno, per 200 mila euro, e un costante aumento di ovini, oggi 3000 capi, suini, circa 200 capi dell’antica e pregiata razza “cinta senese”, allevati allo stato brado, circa 400, equini, compresi 10 asini, oltre che aver destinato 200 ettari di bosco a riserva di caccia, aver dato alloggio a tre famiglie di pastori sardi ed avere realizzato un agriturismo a quattro stelle dotato di piscina e solarium. Oggi Cappellano è diventato presidente della società che comprende l’azienda, firma gemellaggi e scambi culturali con la Regione Sicilia ed ha recentemente chiesto 1,3 milioni alla Ue per un corso di formazione all’agriturismo destinato a 40 stagisti, da ospitare nei locali dell’azienda. Ci sono stati dopo alcuni tentativi di vendita all’asta, per una cifra dai 22 ai 30 milioni di euro, proposti dall’Agenzia nazionale dei beni confiscati, contro cui sia Libera che la Regione Toscana hanno risposto con manifestazioni , ad una delle quali ha partecipato anche Rosy Bindi. Oggi la Regione Toscana, dopo un con un ricorso al TAR, ha presentato una propria proposta di utilizzo, già ai tempi del governo Letta e del prefetto Caruso, ma ancora tutto fermo e sotto il controllo del Re degli amministratori. E tutto sembra fermo ancora oggi che da Renzi siamo passati a Gentiloni.

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