4 settembre. Pagina di diario

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I fatti del giorno nella nostra consueta rubrica

Il tempo passa veloce per tutti. Siamo già al quattro settembre. Settembre con le sue temperature, che avrebbero dovuto essere dolci e gradevoli, come quelle dell’autunno in arrivo, ma che ancora sono torride, con un caldo afoso, appiccicoso e con un mare che ancora invita a vivere gli ultimi scampoli d’un’estate appena appena bagnata da qualche acquazzone. Questo, dalle nostre parti, perché al Nord, in alcune regioni ci sono acquazzoni devastanti e in Giappone, addirittura un tifone sta demolendo abitazioni, raccolti, stalle con animali e soprattutto persone rimaste senza tetto. Si parla di oltre 100 mila profughi.  Ci sono anche altri morti in Libia, dove sembra in crisi il generale riconosciuto dall’ONU e dall’Italia, ma sotto assedio da divisioni ribelli. Secondo Di Maio e Salvini si tratta di una vendetta di Macron contro l’Italia, perché i migranti così aumenteranno ed essendo profughi di guerra dovremo tenerceli. È un discorso senza capo né piedi, ma è ormai accertato che un regime, nel nostro caso è un governo che non è ancora regime, per tenersi a galla ha bisogno di crearsi un nemico esterno, nel nostro caso la Francia, accanto al solito nemico interno, cioè i comunisti ormai da tempo defunti, ma sempre riesumati, anche da Berlusconi, tanto per prospettare un inesistente “pericolo rosso”.

A Palermo oggi è il giorno dell’Acchianata. Torme di fedeli percorreranno a piedi il percorso dalle falde di Monte Pellegrino al Santuario della Santuzza, mettendo assieme fede, folklore, richiesta di miracoli e voti. L’acchianata è stata una sorta di medaglia per tutti i politici siciliani, primo fra tutti Totò Cuffaro, che probabilmente sarà presente. Non sappiamo se il re di Palermo Leoluca Orlando, data l’età ce la farà a farla tutta, ma Santa Rosalia è sempre lì nella sua grotta, ad accogliere pellegrini e peccatori: per tutto il mese di settembre le messe saranno celebrate ogni sabato alle 9,30 e alle 18. Per chi ci crede è un appuntamento imperdibile, tanto quanto quello della Madonna del Ponte, attraverso quelle che possiamo chiamare “Le vie del sacro”.

Breve salto a Partinicopoli:

ieri pomeriggio, verso le sei, tra il monumento, l’edicola e la farmacia, un’auto che voleva uscire da dove era parcheggiata, ha urtato un’altra auto che proveniva da Via Regione Siciliana: subito il conducente in uscita è sceso e si è messo ad urlare accusando l’altro di passaggio di non essersi fermato. L’altro, l’investito, gli ha fatto notare che aveva torto, ma l’investitore ha continuato a dire che ci sono delle leggi che bisogna rispettare e che egli era “un libero cittadino” che voleva pagati i danni. L’investito ha subito replicato una frase bellissima: “Libero cittadino della libera Repubblica di Partinico”, si vede che è un nostro telespettatore, dopodiché ha invitato l’investitore a uno scontro fisico, oppure a chiamare i vigili urbani. Tutto questo mentre la macchina investita era ferma in mezzo alla strada, tra le bestemmie degli automobilisti di transito. D’altra parte il libero cittadino si sentiva padrone della strada e non si è mosso sino all’arrivo delle forze dell’ordine che gli hanno dato torto e lo hanno multato per non avere rispettato le regole di ogni libero cittadino. Tra parentesi i danni erano lievissimi. Cose che succedono solo da noi. O Quasi.

Dal Comune il solito niente e sono già passati, dall’insediamento di sindaco, assessori e consiglieri ben 70 giorni, rispetto ai 100 nei quali qualsiasi sindaco annuncia i primi eclatanti provvedimenti. Niente bilancio 2017, niente dichiarazione di dissesto  e quindi tutto in attesa che piova dall’alto qualche decisione, visto che dal basso nessuno se ne vuole occupare. Si aspettava che venissero quantificati i debiti, ma da tempo sappiamo che l’operazione sarebbe stata fatta, che si tratterebbe di sette milioni di euro. Cosa si aspetta? La delibera è pronta e dovrebbe passare al vaglio dei tre revisori dei conti, che sembrano essere i tre Re Magi, quelli che arrivano da lontano portando oro, incenso e mirra. Di oro neanche l’ombra, a parte quello che dovrebbe essere trovato dal sindaco, di argento non se ne parla, di mirra non ne abbiamo bisogno, tutt’al più di qualche bottiglia di birra da trangugiare nel caffè letterario-teologico del sindaco, in attesa di un’annunciata ricompattazione della maggioranza, che ancora è lacerata al suo interno da tentativi di transumanza. A proposito se ne annuncia e ci dicono che è certa una, quella del nuovo presidente della terza commissione Barbici che, dopo aver fatto la barba ad Alessio Di Trapani, di cui non c’è traccia in giro, cioè è un desparecido, avrebbe deciso di schierarsi con i leghisti. Costoro si vedranno oggi nello studio privato di Katia Caravella, assieme al responsabile della Lega per gli enti locali, Igor Gelardi, transfuga penta stellato, per mettere assieme una strategia d’assalto dietro la guida dell’infallibile Capitano Salvini. A Partinico succede anche questo. Quindi attenti: non c’è niente al palazzo, ma altrove, sotto sotto c’è chi lavora.

Lavorano certamente, almeno in apparenza, alcuni consiglieri comunali che, tra una presenza in commissione, un’altra al consiglio comunale, un’altra all’interno di qualche carica data loro su misura, rischiano o cercano di avere pagato l’intero stipendio non quello del posto di lavoro, ma del posto della politica. Vi daremo le cifre non appena la nebbia si sarà diradata.

Non ci rimane, per chiudere, che l’eterno problema della monnezza, la quale aumenta giorno dopo giorno. È desolante vedere gli auto compattatori, dove i cittadini più responsabili vanno a conferire i propri rifiuti del giorno, muoversi a malapena in un mare di sacchetti che nessuno raccoglie, in attesa che venga il muletto o l’asinello. Dopo il nostro invito di ieri qualche mezzo di raccolta abbandonato al deposito, sembra spostarsi con l’autista, per fare il suo lavoro. Naturalmente c’è sempre chi si lamenta e chi dice la frase-lasciapassare: “Non è compito mio”. Era un bluff o almeno sembra del tutto tramontata l’ipotesi di affidare a guardie ambientali regionali la sorveglianza del territorio, così come l’altra strategia di macchine civetta o di telecamere nascoste. Niente.

Conclusione: tutto è rimasto come prima, più di prima, peggio di prima.

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